Sono giorni di Pride a Lugano ed è la prima volta che la manifestazione nazionale dell’orgoglio omosessuale si svolge alle nostre latitudini. Per ricordarci alcune delle battaglie della comunità LGBT in Ticino, la RSI ha incontrato Bruno Ferrini, militante di lungo corso e oggi memoria storica del movimento gay. L'impegno di Ferrini, uno dei primi attivisti gay del nostro cantone, comincia in Ticino negli anni bui della comparsa dell'AIDS.
"Il 1985 è l'anno chiave dove è apparsa anche l'AIDS. Sono rientrato in Ticino, mi occupavo anche delle diagnosi e mi sono reso conto dei disastri che la situazione e l'ambiente locale stava provocando in moltissima gente", ricorda Ferrini.
Sono anni drammatici: la conferma della sieropositività è una condanna a morte certa nel giro di pochi mesi, spesso nell'isolamento e nello stigma sociale. La "peste dei gay" - come veniva chiamata allora - obbliga la comunità omosessuale a organizzarsi.
Sull'onda dell'emergenza dell'AIDS, nasce a Massagno anche "Spazio Gay", luogo di ritrovo per la comunità gay, bi- e transessuale, rimasto un unicum in Ticino, di cui Bruno Ferrini è stato l'anima. "Era un luogo di associazione molto familiare. Non eravamo un bar, eravamo una casa che, tanti nella propria famiglia, non avevano potuto avere", spiega Ferrini.
Quando nel 2003 Bruno Ferini va in pensione, termina anche la sua ventennale militanza attiva. E con lei, l'esperienza dello Spazio Gay. Da allora, la comunità LGBT ticinese non ha più un luogo di ritrovo associativo.
CSI/Andrea Ostinelli/M. Ang.