Ticino e Grigioni

Quer pasticciaccio straordinario…

Dubbi sulla seduta del Gran Consiglio chiamato a decidere sul decreto rimborsi CdS

  • 4 ottobre 2018, 09:33
  • 23 novembre, 00:08
00:22

Notiziario 5.00 del 4.10.2018

RSI Info 04.10.2018, 09:21

  • Tipress

Oggi pomeriggio il Gran Consiglio si riunirà eccezionalmente per decidere se impugnare il decreto di non luogo a procedere emanato il 25 settembre dal PG Andrea Pagani nei confronti di quattro quinti del Consiglio di Stato in merito al rimborso forfettario delle loro spese telefoniche.

L’ennesima puntata dell’odissea parlamentare già battezzata "Rimborsopoli" rischia però di essere unicamente un stanca replica dove di straordinario vi è solo la convocazione di una seduta non in agenda. L’esito infatti pare scontatissimo. Come già avvenuto a febbraio e a marzo in occasione dei due decreti di abbandono firmati da John Noseda, anche oggi la grande maggioranza del Legislativo deciderà di non presentare reclamo alla Corte dei reclami penali.

Un voto che presumibilmente toglierebbe dall’imbarazzo il Gran Consiglio poiché sussiste più di un dubbio sulla sua legittimità di costituirsi accusatore privato e di poter così impugnare il decreto. Un dubbio, stando a nostre informazioni, confermato anche dal consulente giuridico del Consiglio di Stato. Un parere giuridico che ricorda come – a differenza dei decreti di abbandono della scorsa primavera – il Procuratore Generale non abbia in questo caso aperto un’istruttoria, il Gran Consiglio non sia parte in causa e ogni sua possibile decisione sia inesorabilmente tardiva perché avrebbe dovuta essere presa nel corso dell’indagine preliminare. In poche parole oggi pomeriggio il Gran Consiglio si ritrova per decidere su un decreto su cui non può decidere.

In nome dell’alta vigilanza e in ossequio alla Legge sulla responsabilità civile degli enti pubblici, l’Ufficio presidenziale ha deciso di convocare la seduta del Gran Consiglio. Perché pur nel dubbio giuridico, politicamente meglio non lasciare aleggiare ulteriormente i sospetti di una casta politica che gode di privilegi illegali. Strategicamente meglio non consegnare a quel grillo parlante di un deputato dell’MpS un’ulteriore carta da giocare alla vigilia della volata elettorale. Pragmaticamente, infine, nel braccio di ferro tra Governo e Parlamento che caratterizza questa fine di Legislatura, la mossa dei deputati può essere letta come una sorta di pressing verso l’Esecutivo ad accettare la proposta di restituzione dei rimborsi all’esame della Sottocommissione finanze.

Così, paradossalmente, in nome del rispetto dei termini di Legge ma senza base legale per poter andare sino in fondo, il dibattito odierno rischia di essere un déjà-vu parlamentare, un esercizio legislativo motivato solo da tattiche politiche: una messa cantata con i soliti tenori e le inevitabili dissonanze, tra chi lamenterà i 6'200 franchi intascati senza base legale da Beltraminelli, Gobbi, Vitta e Zali per le loro spese telefoniche da marzo a settembre e chi denuncerà il populismo che si nasconde dietro cotanto furore anti-istituzionale. Tanti indici alzati, ma nessuno vedrà la luna: la futilità dell’esercizio e il disincanto del cittadino. Tanto più che il tutto sarà a carico del contribuente: calcolando il gettone di seduta e le spese di trasferta, la sessione straordinaria potrebbe costare attorno ai 20mila franchi. Con l’auspicio, naturalmente, che si raggiunga il quorum, altrimenti oltre ai soldi si perderebbe pure la faccia.

Massimiliano Herber

01:09

RG 12.30 del 04.10.18 - Il servizio di Alessandro Broggini

RSI Info 04.10.2018, 14:18

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