Ticino e Grigioni

Quindici anni di innovazioni al Neurocentro

L’Ente Ospedaliero Cantonale ha organizzato una giornata di porte aperte al pubblico per mostrare le avanguardie della medicina del cervello in Ticino

  • 9 novembre, 19:52
  • 10 novembre, 09:03
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15 anni di medicina del cervello

Il Quotidiano 09.11.2024, 19:00

Di: Quotidiano/Natda 

L’Istituto di Neuroscienze cliniche della Svizzera italiana ha celebrato i suoi primi 15 anni di attività, un traguardo che dimostra la presenza sempre più importante della medicina del cervello in Ticino. In occasione di questo anniversario, l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) ha organizzato sabato una giornata di porte aperte al pubblico, alla quale hanno assistito le telecamere del Quotidiano.

All’interno del Neurocentro, i visitatori hanno esplorato alcuni dei meccanismi più complessi che governano il nostro cervello. Con ologrammi, animazioni e giochi virtuali, il pubblico ha avuto la possibilità di addentrarsi nei meandri del sistema nervoso, comprendendo meglio le patologie che lo colpiscono e le cure che qui vengono offerte.

Il centro si occupa di un ampio spettro di disturbi, dall’epilessia alla sclerosi multipla, dall’ictus alle malattie degenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. “Con l’elettroencefalogramma – spiega alla RSI Chiara Prosperetti, capoclinica dell’Ambulatorio di epilessia – riusciamo a captare i segnali elettrici dell’attività cerebrale, fondamentali per lo studio di epilessia, coma e altre disfunzioni neurologiche”.

80’000 consultazioni all’anno

Ogni anno, circa 80’000 consultazioni, tra esami e risonanze magnetiche, vengono svolte nel centro. Tra i diversi reparti specializzati, la neurochirurgia e la chirurgia spinale rappresentano settori chiave per le innovazioni tecnologiche. “La chirurgia spinale è in costante evoluzione”, afferma interpellato dal Quotidiano Ivan Cabilo, responsabile del reparto, “e una delle ultime innovazioni è l’uso del robot spinale, che posiziona le viti con un’altissima precisione e riduce il rischio di errori. Questo approccio meno invasivo migliora il recupero dei pazienti”.

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