Viaggiava entro i limiti consentiti, e a una velocità costante, il camion che il 26 luglio scorso, sulla A2 all’altezza di Quinto, tamponò una vettura con targhe germaniche, uccidendo quattro persone: i genitori e le due bambine.
Il rapporto di polizia ha escluso pure tutte le altre possibili cause. Compreso l’uso dei telefonini ritrovati nella cabina del TIR. Poco prima dello schianto – ha stabilito l’inchiesta – nessuno dei cellulari fu utilizzato per conversazioni o scambi di messaggi. Nemmeno i testimoni hanno potuto fornire informazioni utili. Tutti si sono limitati a parlare di un grande botto, di cui l’autista (ora accusato di omicidio colposo) non ricorda più nulla.
Il dramma di Quinto rischia, insomma, di rimanere senza risposte. Non resta che confidare nella perizia disposta dal procuratore pubblico Arturo Garzoni. L’esperto, l’ingegner Massimo Dalessi, dovrà ricostruire la dinamica dello scontro, che in un attimo finì per stritolare l’auto tra il camion guidato dal 50enne italiano e quello davanti. Dalessi cercherà di stabilire se e quando l’uomo frenò.
Francesco Lepori
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