Il “rapporto Galliani”, ossia gli accertamenti svolti dall’avvocata su incarico del Consiglio di Stato, “non contiene alcuna conclusione giuridica in merito all’esistenza o meno di una situazione di mobbing”. La precisazione giunge dalla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello che, in un comunicato diffuso lunedì, tiene a fare chiarezza per “sgombrare il campo dalle speculazioni”.
Il caso è quello della segnalazione inoltrata alla Sezione delle risorse umane da una collaboratrice del Tribunale penale cantonale per possibili molestie subite ad opera di una sua collega. Lo scorso 30 aprile il Governo ha dato mandato all’ex procuratrice generale aggiunta, di procedere ad accertamenti preliminari. La nota odierna ricorda che Maria Galliani ha trasmesso le risultanze dei suoi accertamenti al Consiglio di Stato, che a sua volta li fatti pervenire alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, nella persona del suo presidente, quale autorità di nomina della funzionaria segnalata.
“A scanso di qualsiasi equivoco - sottolinea il comunicato - è bene sottolineare che il “rapporto Galliani” consiste esclusivamente nell’insieme delle risultanze di una serie di accertamenti compiuti dalla citata avvocata, intesi a chiarire la natura delle relazioni personali intercorse nel] tempo tra la parte segnalante e la parte segnalata”. Oltre a precisare che il rapporto non trae conclusioni sull’esistenza di mobbing, la Commissione ricorda che “tali atti d’inchiesta costituiscono degli accertamenti preliminari dei fatti volti a permettere all’autorità di nomina di decidere se aprire un procedimento disciplinare/amministrativo” e che “gli stessi (atti, ndr) sono naturalmente coperti dal segreto d’ufficio”.
Rapporto Galliani: nessuna conclusione su esistenza mobbing
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