“Sono sorpreso perché si tratta di una presa di posizione prematura su un documento che è ancora in una fase intermedia”. Reagisce così, ai microfoni della RSI, il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi dopo la stroncatura unanime, da parte dei rappresentanti di 40 Comuni del Luganese, del progetto di riforma della polizia. Un progetto che i contrari definiscono troppo accentratore, a scapito dell’autonomia dei Comuni senza diminuire la richiesta finanziaria.
“Il documento - continua Gobbi - non è ancora stato avallato politicamente né dal capo del Dipartimento, né dal Consiglio di Stato. Una sorpresa, continua il consigliere di Stato, accresciuta dall’ampia rappresentatività del gruppo di lavoro tecnico che affronta la riforma, al cui interno “c’è davvero una parità di trattamento, visto che sono presenti il comandante della Polizia di Lugano, il presidente dell’Associazione delle polizie comunali, ci sono i capidicastero di polizia dei Comuni Polo, ci sono i Comuni con le polizie strutturate e i comuni che hanno convenzioni con polizie strutturate”. Di conseguenza, è il rilievo di Gobbi, “all’interno del gruppo di lavoro c’è davvero ampia possibilità di esprimere le proprie critiche. Per questo è stata fatta un’informazione intermedia ai Comuni proprio per raccogliere le critiche e consolidare poi un progetto che vuole essere davvero di maggiore efficienza in un settore su cui è stato investito molto sia dal Cantone che dai Comuni. Ma che ha bisogno di un assestamento dopo dieci anni”.
La Conferenza regionale delle polizie del Luganese, da cui è arrivata mercoledì la bocciatura della riforma, rappresenta la metà delle risorse di polizia comunale dell’intero Cantone e da questa presa di posizione sembra che per questi Comuni il sistema attuale funzioni bene. “Leggendo il comunicato, ma anche i commenti, mi sembra che questa chiusura totale sia un po’ come spararsi nei piedi da parte dei Comuni o meglio delle polizie comunali. Proprio perché, se non si ammette che bisogna migliorare ma anche chiarire meglio i ruoli e compiti tra Cantone e Comuni, l’opzione polizia unica, che non è stata analizzata, diventa ancora più forte. Questo andrebbe quindi contro gli stessi interessi dei Comuni”.
Polizia unica che, fa sapere Gobbi, sarebbe anche la risposta vincente se si volesse mettere l’accento sulla riduzione dei costi.