Le agenzie di viaggio sono state indicate dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) come la prima antenna da contattare per il rimpatrio dall’isola di Rodi colpita dagli incendi. Un consiglio mal digerito da molti turisti elvetici che si sono sentiti abbandonati da Berna.
Una procedura tuttavia “assolutamente corretta”, osserva Davide Nettuno, portavoce dell’agenzia viaggi Hotelplan per il Ticino. “Questo permette al DFAE di concentrarsi sugli aspetti più importanti e a noi di rimanere in contatto con i nostri clienti. Non ci risulta che nessuno dei nostri ospiti, a livello ticinese, non sia stato rintracciato”.
Dal rintracciamento al rimpatrio, il passaggio non è tuttavia scontato. “È indubbio che ci siano delle difficoltà – spiega Davide Nettuno alla RSI -. Pensare di rimpatriare dall’oggi al domani tutti i turisti che si trovano a Rodi risulta molto difficile. Dobbiamo però dire che l’isola è grande e questo permette a chi si trova in altre zone non toccate di poter comunque proseguire la vacanza”.
Il rimpatrio, continua il portavoce di Hotelplan, “può in qualche modo anche essere spalmato verso altre isole. Abbiamo sentito di turisti che si sposteranno a Kos e anche noi abbiamo la possibilità di muoverci in questa direzione. In questo modo sarà possibile organizzare il rientro non solamente dall’aeroporto di Rodi. Il fatto che Swiss continui ad operare su quest’isola è comunque positivo perché permette di liberare posti sui voli di rientro”.
Gli incendi, ma anche le alte temperature, potrebbero portare ad un cambiamento dei flussi turistici estivi? “Non notiamo un cambiamento di abitudini da parte del turista che è sempre attratto da queste destinazioni che purtroppo o per fortuna risultano essere calde. In futuro queste situazioni potrebbero essere forse più frequenti. Come in ogni crisi cercheremo di affrontarle, lavorando in maniera tale da proporre sempre opzioni di sicurezza e soprattutto assistendo sempre e in ogni caso i nostri clienti”.
La testimonianza : "Ci aspettavamo un po’ di conforto"
"Quando siamo arrivati c’era già l’incendio, ma nel centro dell’isola, non destava preoccupazione, era lontano". Raggiungiamo telefonicamente Milena Tettamanti, che con la famiglia, marito e due figlie adolescenti si trova sull’isola da una settimana. Anche loro, come molte altre persone, hanno dovuto lasciare l’albergo in cui alloggiavano, a Lardos. "Ieri, sabato, in un attimo, in poche ore le fiamme hanno preso potenza, proprio dietro al nostro hotel. Si faceva fatica a respirare e bruciavano gli occhi. All’inizio, alla reception ci hanno detto di stare tranquilli, ma noi non eravamo tranquilli e siamo andati in camera a fare le valigie. Dopo poco sono entrati i vigili del fuoco e si sono messi a gridare fuoco, fuoco tutti fuori e sono partiti gli allarmi".
La famiglia, che aveva noleggiato un’auto, ha così lasciato la struttura per cercare un posto sicuro al nord dell'isola. "Abbiamo buttato tutto in auto e siamo scappati. Abbiamo visto gente che scappava trascinando valigie, con bambini piccoli, noi eravamo in quattro su un’auto piccola e non potevamo aiutare nessuno. Mio marito ha poi chiamato il consolato svizzero. Gli hanno risposto che comunque secondo loro non era una situazione così di emergenza di stare tranquilli, ma sinceramente la situazione era difficile… dalla rappresentanza svizzera non è che mi aspettavo che ci venissero a prendere, ma un po’ di conforto sì". Il rientro della famiglia dovrebbe avvenire nella tarda serata di domenica.
DFAE, un funzionario in più
Intanto, l'ufficio stampa del Dipartimento affari esteri a Berna ci ha fatto sapere che un funzionario si sta recando sul posto per aiutare il console onorario sull'isola. La situazione attuale secondo le autorità svizzere permette un rimpatrio individuale o attraverso le agenzie di viaggio, visto che l'aeroporto sull'isola è ancora in funzione.
RG 07.00 del 24.7.2023 Il servizio di Alan Crameri
RSI Info 24.07.2023, 09:13