La segnalazione da parte del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport risale al 2015. L'Istituto privato universitario svizzero (IPUS) con sede a Chiasso è accusato di aver utilizzato il termine "universitario" senza avere l'accreditamento necessario previsto dalla legge. La scuola prometteva una laurea in fisioterapia riconosciuta in tutta Europa. Già allora era stato emesso un decreto d'accusa che proponeva la condanna del direttore dell'Istituto a una multa di 5'000 franchi che in caso di mancato pagamento si sarebbe tradotta in una pena detentiva di 50 giorni.
Il direttore però si era opposto e il procedimento si era interrotto. Perché oltre all'utilizzo improprio del termine "universitario" erano emersi altri elementi a carico della scuola. Alcuni articoli e poi un'inchiesta di Patti Chiari a inizio 2016 avevano mostrato esami senza controlli, professori non abilitati e tasse universitarie pagate dagli allievi per prestazioni mai ricevute.
Era partito così un secondo filone d'inchiesta, che indagava su eventuali reati finanziari e fallimentari. Nel settembre del 2016 la pretura di Mendrisio sud aveva infatti decretato il fallimento dell’Istituto. Questo filone d’inchiesta però richiede tempo e così poche settimane fa il giudice Siro Quadri - sollecitato dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti - ha deciso di riattivare il procedimento sull'utilizzo del termine "universitario". Di IPUS si tornerà quindi a parlare il 2 novembre, questa volta in pretura penale.
CSI/FrCa
Il caso IPUS in pretura
Il Quotidiano 04.10.2017, 21:00
CSI 18.00 del 04.10.2017 - Il servizio di Francesca Calcagno
RSI Info 04.10.2017, 20:01
Contenuto audio