Rimane contro ignoti, per il momento, il procedimento avviato dalla Procura sulle presunte irregolarità sul cantiere della nuova galleria ferroviaria del Monte Ceneri. Il lavoro degli inquirenti si sta concentrando sulla documentazione -anche informatica- sequestrata durante la maxioperazione effettuata martedì da polizia e ispettorato del lavoro.
I controlli sono scattati nell'ambito di un'inchiesta aperta a metà maggio, mentre la polizia si era già mossa autonomamente tempo fa con alcuni accertamenti. A monte, lo ricordiamo, ci sono le segnalazioni di chi sul cantiere della nuova galleria del Ceneri ci ha lavorato. “Si lavorava fino a 12-13 ore al giorno” spiegava un operaio ai nostri microfoni, durante una recente inchiesta di Falò che ha portato alla luce le irregolarità.
Le Ceneri del lavoro
Falò 04.04.2019, 21:10
Gli operai seguiti dal sindacato UNIA sono saliti a una decina, spiega ai nostri microfoni Igor Cima, che ricorda pure come il grosso di quei lavori – parliamo della posa dei binari – si è svolto fra l’estate del 2017 e l’anno scorso: circa 13 mesi fa.
“Sì, è passato del tempo, ma noi abbiamo denunciato in aprile quello che è successo sul cantiere – continua il sindacalista –. Salutiamo comunque positivamente l’intervento della procura e della polizia che, speriamo, permetterà di recuperare elementi probatori, che permetteranno di fare giustizia rispetto a tutto quello che è successo ma che non sarebbe dovuto succedere”.
Si scava fra i file informatici
In base a quanto emerso finora da quanto mostrato dal servizio di Falò, si potrebbero configurare violazioni alla legge federale sul lavoro, ma anche legate alla legge sui lavoratori distaccati. Dopo il blitz di martedì, gli inquirenti stanno scavando, anche nei file informatici. Ma fino a che punto sono tracciabili i dati per un cantiere simile? “Tutti i lavoratori erano muniti di un badge che registrava l’entrata e l’uscita”, ci risponde Igor Cima. Vi è dunque da attendersi che questi dati siano ancora presenti nei sistemi informatici e che permetteranno di verificare l’effettiva presenza dei lavoratori in cantiere e la durate delle giornate, così come altri aspetti legati alla sicurezza, come la velocità con la quale i collaboratori sono stati trasportati nel tunnel.
La posizione dell'azienda GCF
Sono 57 le persone controllate, fra le quali molti operai. Mercoledì la ditta menzionata nel servizio di Falò, ovvero la GCF (basata in Italia, ma con una succursale a Bellinzona -pure controllata) si è affidata ad un comunicato stampa: “Siamo certi della nostra buona fede e del nostro buon operato, abbiamo fiducia nelle autorità, alle quali abbiamo garantito massima collaborazione, il loro intervento è sicuramente il modo più efficace per far cessare le polemiche e le speculazioni giornalistiche delle ultime settimane”, scrive.
AlpTransit - committente dell'opera a cui ci rinvia anche il consorzio Mons Ceneris di cui fa parte la GCF - per il momento non si esprime: attende l'esito del procedimento in corso.
Si cercano conferme sul caso AlpTransit
Il Quotidiano 05.06.2019, 21:00