Si allarga l’inchiesta sui ragazzi che a Lugano organizzavano spedizioni punitive contro adulti intenzionati ad avere rapporti sessuali con minori. Tra lunedì e martedì gli inquirenti hanno individuato, interrogato e rilasciato una decina di minorenni. Il loro nome si aggiunge così a quello dei 19 giovani fermati agli inizi di ottobre.
Il cerchio si allarga, dunque. Rispetto alla prima tornata c’è comunque una differenza importante, data dal numero di episodi a cui gli ultimi indagati avrebbero preso parte. Si parla di uno o due a testa, non di più; su un totale di circa una ventina.
Il “reclutamento” – ricordiamo – avveniva attraverso una chat, gestita dal presunto capogruppo. L’allora 13enne agganciava le persone sui siti d’incontri, utilizzando successivamente Instagram e WhatsApp. Con l’aiuto di un paio di minorenni, impiegati a mo’ di esca, veniva fissato un appuntamento.
Quando l’adulto si presentava scattavano violenze e umiliazioni. Sputi, urina, scritte sul volto, rasatura dei capelli, altro ancora. E poi le botte: sberle soprattutto, ma non solo. La vittima veniva filmata, e infine ricattata. Soldi in cambio del silenzio. Di qui i reati ipotizzati dalla magistratura dei minorenni: lesioni gravi, aggressione, coazione, rapina, estorsione e sequestro di persona.