“Alla fine sono dei maniaci, quelli che cercano i minorenni, quindi è giusto” punirli. I ragazzi hanno “ragione, stavano facendo una cosa buona per i giovani della nostra età”. “Non è né giusto né sbagliato: è ingiusto picchiare una persona, ma è anche ingiusto andare coi minorenni”.
Le opinioni dei giovani, raccolte dal Quotidiano sul caso delle spedizioni punitive, sono disparate, ma lasciano trasparire un generale senso di legittimità per l’operato della banda indagata della magistratura dei minorenni. Un sentimento che preoccupa chi lavora nel settore da molto tempo.
“Il comportamento di questi ragazzi non va bene” ha detto l’ex magistrato dei minorenni Reto Medici, “della giustizia si occupa lo Stato, se ne occupano le istituzioni e in Ticino ci sono: intervengono e lo fanno anche tempestivamente”.
A fare eco alle sue parole, anche il responsabile di Pro Juventute della Svizzera italiana, Ilario Lodi. La giustizia personale “è pura follia: dobbiamo ribadire che viviamo ancora in un contesto di collettività, dove la giustizia dev’essere governata collettivamente”. Sostituirsi alle autorità competenti farebbe precipitare la società in cui viviamo in un vero e proprio far west.
Eppure, l’agire dei giovani denuncia un disagio importante: la sensazione di non essere tutelati dall’autorità. “Ci è già capitato di dover chiamare la polizia per un pedofilo che è scappato, ma non ha fatto niente” raccontava a Marco Jäggli un probabile partecipante alle spedizioni, in un’intervista andata in onda in primavera su Radio Gwendalyn.
È allora necessario tornare a parlare di giustizia e a capirne i ruoli, i tempi e i modi. Secondo il già magistrato dei minorenni Medici, la soluzione sta nell’ “educazione, su tutti i livelli”, sia a casa che a scuola. È importante, affinché non “nasca l’idea di doversi fare giustizia da sé: sarebbe un regresso pericoloso per la nostra società”.
Le spedizioni punitive rivelano però un’altra grave mancanza: il senso del gruppo, la necessità di vivere insieme agli altri. “Questi ragazzi, attraverso quello che hanno fatto, ci dicono anche che hanno bisogno di vivere insieme”, spiega Ilario Lodi. “Hanno trovato una delle forme peggiori per poterlo dimostrare. In questo caso, lo Stato ha la responsabilità molto importante di promuovere maggiormente tutte quelle iniziative che permettono ai ragazzi di sviluppare la capacità di vivere insieme”.