Commercianti, artigiani, fotografi freelance, designer e non solo. Sono tanti i piccoli imprenditori e gli indipendenti che durante l’emergenza coronavirus, in Ticino, si sono ritrovati a dover interrompere la propria attività, senza più alcuna certezza riguardo al futuro. E quasi sempre dovendo continuare a fare i conti con le spese vive: affitti, bollette, forniture, ecc.
Molti proprietari si comportano come se nulla fosse successo, racconta Giuseppe, titolare di 6 negozi nel cantone. E anche i prestiti messi a disposizione dalla Confederazione (40 miliardi a interessi zero), non sempre sono risolutivi. “Io ho già dovuto chiedere un finanziamento per produrre e andare alle fiere internazionali, cosa faccio, prestito su prestito? Faccio prima a chiudere”, racconta Roberta, artigiana e designer.
C’è poi chi finisce in una zona grigia che sfugge ai meccanismi di aiuto messi a punto finora da Berna. È il caso di Alessandra, fotografa specializzata nei reportage di viaggio, che per via del coronavirus ha dovuto annullare dei lavori già commissionati. “Non hanno calcolato che per i freelance come me è difficile sapere quale sarà il guadagno perso”, spiega. Anche Gioia, fisioterapista, si trova in una situazione paradossale. L’indennità prevista dalla Confederazione per gli indipendenti come lei è di massimo 3’320 franchi mensili, mentre un lavoratore alle sue dipendenze avrebbe diritto all’80% dello stipendio. E poi c'è chi, come Luca, si ritrova con il conto in banca vuoto e 2,25 franchi in tasca.
Le testimonianze di Roberta, Giuseppe, Alessandra, Gioia e Luca saranno trasmesse nel reportage di Nicola Agostinetti che andrà in onda all’interno dello Speciale Info Coronavirus "La difficile ripartenza" in onda lunedì dalle 21.05 su RSI LA 1 (e in streaming sul web e su Facebook).