Suonare le campane. Un’attività insolita, quasi anacronistica per i giorni nostri, eppure ancora capace di affascinare profondamente. Come nel caso di Romeo dell’Era, un giovane di Piandera, in Val Colla, che ha trasformato la sua curiosità d’infanzia in una passione e, infine, in una ricerca culturale.
Fin da bambino, Dell’Era si è interessato alla storia e alle tradizioni del suo paese. A 14 anni, chiese di capire meglio il funzionamento delle campane della chiesa locale. “Ho iniziato a suonare con Gloria, la sagrestana,” racconta. “Mi ha insegnato a suonare in modo normale, tirando le corde”.
In seguito, il fratello di Gloria, Agostino, lo ha introdotto alle “campane da festa”, un modo di suonare per celebrare ricorrenze o eventi speciali.
Oggi, grazie a una borsa di ricerca della Divisione della cultura e degli studi universitari, la sua passione si è trasformata in studio, alla scoperta della storia e dell’uso delle campane. “Le campane venivano usate come mezzo di comunicazione per tutta una comunità: c’erano codici tramite i quali venivano comunicati messaggi ai vari paesi”, spiega dell’Era.
Tra una lettura e l’altra, dell’Era continua a suonare le campane, ma rimane uno dei pochi che tiene vive la tradizione: “Trovo peccato che questo sapere si perda”.