Anche i vertici delle due scuole universitarie ticinesi, USI e SUPSI, sono preoccupati per i tagli previsti dal Consiglio federale nell’ambito delle 59 misure di risparmio in consultazione fino a inizio maggio.
Luisa Lambertini, rettrice dell’USI, spiega alla RSI che, attraverso le stime fatte, si arriva a un impatto per l’USI (includendo gli istituti affiliati) di 6 milioni e mezzo a livello annuale nel lungo termine. “Una quantità di risorse che è superiore al 5-6% del nostro budget”. Anche il direttore della SUPSI, Franco Gervasoni, esprime preoccupazione e stima le minori entrate a partire dal 2027, potenzialmente, tra i 7 e gli 8 milioni.
Ora è troppo presto per riuscire a dire (se i tagli diverranno realtà) a cosa si dovrà rinunciare concretamente. Ciò che ora preme ai vertici dei due istituti è che le cifre vengano riviste. Viene contestato a chi parla di risparmio che in realtà si tratta di investimenti mancati nelle nuove generazioni, nel potenziale di innovazione di aziende e organizzazioni e nella capacità di rispondere ai bisogni della società di oggi. Si sostiene che sia sbagliato apportare tagli a settori così importanti, in un momento in cui le sfide sono particolarmente scottanti. L’intelligenza artificiale, l’innovazione... perché ogni franco che viene investito in questi tipi di attività porta cinque franchi di ricaduta.
E se da un parte la politica chiede tagli, dall’altra gli accordi bilaterali richiedono di abbassare le tasse universitarie che pagano gli studenti stranieri, livellandole su quelle dei residenti. Un’azione che porterebbe ulteriori perdite.
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RG 12.30 dell’11.02.2025 - La corrispondenza da Berna di Alessio Veronelli
RSI Info 11.02.2025, 12:29
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