Ticino e Grigioni

Truffe e droga, due arresti

Due 40enni nigeriani sono finiti in manette sabato scorso nel Sottoceneri. “Truffe nigeriane” e spaccio di cocaina

  • 21 agosto 2019, 13:12
  • 9 giugno 2023, 14:53

NOT 11.00 del 21.08.2019 - Due arresti per truffe e droga

RSI Info 21.08.2019, 13:10

  • TiPress

Sabato scorso sono stati arrestati tra Chiasso e Lugano due 40enni nigeriani, uno residente nel Luganese e il secondo in Italia. Il primo, sul quale pendeva un mandato d'arresto della Magistratura ticinese per i reati di truffa e riciclaggio di denaro, è stato fermato nei pressi del valico autostradale di Chiasso Brogeda ed è in particolare sospettato di far parte di un sodalizio dedito alle cosiddette truffe nigeriane. Si tratta di un raggiro noto da tempo alle nostre latitudini e che si articola, nelle sue numerose varianti, in più fasi.

Durante i successivi accertamenti al domicilio dell'arrestato, è stato quindi trovato e fermato il secondo 40enne, la cui perquisizione personale ha permesso di rinvenire diverse decine di "bolas" di cocaina. L’uomo è sospettato di aver spacciato negli ultimi due anni un importante quantitativo di droga a consumatori locali. Le ipotesi di reato nei suoi confronti sono di infrazione aggravata, subordinatamente semplice e di contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. L'inchiesta è coordinata dalla Procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz.

La truffa nigeriana

Da un lato, vi è l'attività criminale informatica vera e propria in danno di una vittima che viene convinta con una serie di sotterfugi e inganni a trasferire del denaro. Dall'altro, vi è la ricezione del provento dell'attività truffaldina da parte di soggetti (denominati Money Mules) che, reclutati ad hoc (di regola via internet) mettono a disposizione il proprio conto bancario o postale per l'accredito. A questi ultimi viene infine chiesto dagli autori principali di inviare a loro volta il denaro tramite bonifico o previo prelievo a contanti, a terze persone che di regola non conoscono. Il tutto al fine di vanificare l'accertamento dell'origine, il ritrovamento o la confisca dei valori patrimoniali provento di reato.

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