Si è aperto mercoledì mattina a Mendrisio il processo nei confronti di una radiologa già attiva in una clinica del Luganese. La dottoressa - una 52 enne italiana residente nella regione - è accusata di lesioni colpose gravi per non aver diagnosticato un tumore al seno a una paziente nel 2019. Tumore poi identificato e operato un anno dopo causando, stando all'accusa, terapie più invasive che potevano essere evitate con una tempestiva diagnosi. La paziente è stata infatti sottoposta a un intervento di mastectomia seguito da chemioterapia e radioterapia.
Da qui la segnalazione al Ministero pubblico, l’apertura dell’inchiesta e un decreto d’accusa con la proposta di una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere, sospesa per un periodo di prova di due anni e a una multa di 1’000 franchi. Gli eventuali provvedimenti d’ordine amministrativo della Commissione di vigilanza sanitaria nei confronti dell’imputata - difesa dall'avvocato Filippo Ferrari - dipenderanno dall’esito del processo.
Scintille in aula
In aula non sono mancate le provocazioni tra la difesa della dottoressa e l'avvocato della paziente, Renzo Galfetti, nel corso dell'interrogatorio condotto dal presidente della Corte delle Assise correzionali Siro Quadri. Botta e risposta in particolare sulla tipologia di esame eseguito dalla radiologa che si dice dispiaciuta per quanto successo ma sostiene che, nell'esame del 2019, non aveva visto nulla che poteva portarla a fare ulteriori approfondimenti.
L'accusa, promossa dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, e la difesa parleranno nel pomeriggio. Al giudice Siro Quadri poi il compito di decidere. Lo farà fra una decina di giorni.