La procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha chiuso l’inchiesta sul maxi-sequestro di droga avvenuto la sera del 14 aprile scorso quando a Besso, nell’auto di un corriere, la polizia trovò quattro chili e mezzo di eroina e quattro di cocaina. Sostanza da sommare al chilo (pure recuperato dagli inquirenti) che il 43enne serbo-croato aveva appena consegnato a Molino Nuovo.
L’uomo, difeso da Chiara Donati, era già entrato in Svizzera il giorno prima. Arrivato a Basilea aveva però ricevuto l’ordine di ripiegare temporaneamente in Germania. Lo stupefacente in questione – ritiene Pedretti – va dunque moltiplicato per due viaggi. Il tutto in aggiunta al chilo di cocaina portato in Ticino il 30 marzo e alla partita recapitata, in un’altra occasione, oltre San Gottardo.
Il totale del traffico ammonterebbe così a una ventina di chili. Ora Pedretti ha prospettato alle parti la promozione di due accuse: l’infrazione aggravata alla legge federale sugli stupefacenti e il riciclaggio di denaro. Il denaro che nello stesso periodo, in vari Cantoni, l’imputato aveva preso in consegna per conto dell’organizzazione a cui faceva capo.
Sull’asse Olanda-Svizzera svolgeva, insomma, un doppio ruolo, attenendosi alle istruzioni che di volta in volta gli venivano impartite via telefono, su una chat criptata. Da un lato trasportava la droga nel nostro Paese. Dall’altro incassava i proventi delle vendite. Guadagni affidatigli in busta chiusa, e dei quali il corriere – reo confesso su tutta la linea – non ha quindi saputo indicare l’entità.
Per il 43enne, che sta già espiando anticipatamente la pena, si profila il processo alle Assise Criminali. Nei suoi confronti la procura intende chiedere oltre cinque anni di carcere. Alla sbarra compariranno anche due delle altre persone (sempre di origine balcanica) arrestate quella sera, che con ruoli diversi gestivano la vendita dello stupefacente sul nostro territorio.

20 chili di droga, inchiesta chiusa
Il Quotidiano 27.11.2023, 19:00