La riduzione da quattro a tre del numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi è una delle misure approvate dal Gran Consiglio ticinese nell'ambito della manovra di risanamento dei conti cantonali, sulla quale saranno il 12 febbraio chiamati a esprimersi i cittadini ticinesi in seguito a un referendum sostenuto da PS e VPOD.
La riduzione del numero di magistrati permetterebbe un risparmio di 256'000 franchi all'anno senza intaccare l'efficienza dell'Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, sostengono Governo e Parlamento, grazie all'attribuzione di un giurista, interno alla funzione pubblica, per i compiti amministrativi. Una situazione già applicata in pratica dopo il pensionamento di un giudice nel maggio scorso.
I contrari temono un peggioramento del sistema giudiziario
La misura, secondo i contrari, porterebbe invece a un peggioramento del sistema giudiziario ticinese, in particolare in campi delicati come le decisioni sull'incarcerazione di un imputato, le intercettazioni telefoniche o il sequestro di beni. Contestato anche il trasferimento di un giurista, che non potrebbe svolgere il lavoro di un giudice. I referendisti ritengono infine che la riduzione non sia giustificata dal vantaggio finanziario, che i contrari stimano a 120'000 franchi l'anno.
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