Una buca delle lettere virtuale e un indirizzo reale per i funzionari che vogliono segnalare, con la garanzia dell'anonimato, irregolarità all'interno dell'amministrazione ticinese: il progetto per i cosiddetti "whistleblowers" pubblici è quasi pronto.
Ma attenzione: si tratta di uno strumento riservato ai dipendenti statali. Facciamo un esempio: un cittadino si rivolge a uno sportello cantonale per ottenere una prestazione e il funzionario che ha di fronte pretende dei favori in cambio. In questo caso non potrà usare la cassetta per i whistleblowers: la sua denuncia andrà fatta usando altri canali. Il collega del funzionario che assiste alla scena, invece, potrà utilizzare il sistema per le segnalazioni interne. E potrà farlo in due modi: anonimamente (ma questa modalità ha i suoi limiti) o indicando le proprie generalità, che verranno però mantenute riservate.
"L'obbiettivo è proprio quello di evitare ripercussioni sul dipendente che segnala" spiega il cancelliere Arnoldo Coduri, ma quel che è fondamentale, precisa poi, sarà evitare abusi di questo sistema "per evitare la denuncia mendace o la maldicenza. Bisognerà fare una verifica approfondita per capire se dare seguito o annullare la richiesta". Del gruppo che analizzerà le denunce faranno parte responsabili delle risorse umane, della sezione amministrativa del Dipartimento dell'educazione, del Controllo cantonale delle finanze e un giurista. L’obiettivo è che la modifica legislativa sia effettiva da inizio 2019.
Il progetto è partito dopo la decisione a febbraio del Gran Consiglio di istituire, come già fatto dalla Confederazione, un sistema che permettesse ai funzionari di segnalare irregolarità, ed è stato elaborato da un gruppo di lavoro di cui fanno parte, tra gli altri, rappresentanti del Controllo cantonale delle finanze e della Cancelleria.
CSI/Bleff