Ticino e Grigioni

Verso una medicina penitenziaria

Il mandato di prestazione è da affinare; se il Governo ticinese darà il via libera, il nuovo modello sarà realtà all’inizio del 2019

  • 19 novembre 2017, 20:41
  • Ieri, 03:33
Il direttore delle strutture carcerarie ticinesi, Stefano Laffranchini

Il direttore delle strutture carcerarie ticinesi, Stefano Laffranchini

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Il Ticino è uno dei pochi cantoni svizzeri dove le cure mediche nelle carceri sono affidate a professionisti privati. Ora però, anche per far fronte all'aumento dei detenuti, si va verso l'istituzione di un servizio unitario di medicina penitenziaria, affidato all'Ente ospedaliero cantonale e alla clinica psichiatrica cantonale. Il mandato di prestazione è solo da affinare e se il Consiglio di Stato darà il via libera alla riorganizzazione, si partirà all'inizio del 2019 con il nuovo modello.

Il rapporto stilato dal gruppo di lavoro incaricato di rivedere il servizio di medicina e psichiatria delle strutture carcerarie è infatti stato discusso dai responsabili del Dipartimento delle istituzioni e di quello della Sanità. Il consigliere di Stato Norman Gobbi conferma l'intenzione di voler riorganizzare il modello ticinese, allineandolo a quello vigente nella maggior parte degli altri Cantoni: “Il sistema attuale funziona, ma ci siamo accorti che il carico di lavoro aumenta e quindi abbiamo bisogno di una struttura di sostegno molto più ampia”, ci spiega il ministro. “L’intenzione è quella di andare verso un mandato di prestazione”.

Un passaggio, quindi, da una gestione privata a una istituzionale, che porterà dei cambiamenti concreti. “Finora i medici erano presenti nelle carceri per una certa percentuale, mentre per il resto del tempo erano di picchetto”, spiega alla RSI Stefano Laffranchini, direttore delle strutture carcerarie ticinesi. “Con la nuova organizzazione vogliamo incrementare il tempo di presenza”.

Per quanto riguarda invece le tempistiche non c'è nulla di definitivo, ma la tabella di marcia esiste: “Non appena il Governo approverà questa riorganizzazione – continua Laffranchini – il periodo di transizione si estenderà fino alla fine del 2018, per poi dare vita alla nuova costellazione organizzativa all’inizio del 2019”.

Ora non resta quindi che attendere l'avvallo da parte del Consiglio di Stato.

Camilla Luzzani/ludoC

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