Ha contorni decisamente inquietanti la vicenda – mai emersa finora – che si appresta ad approdare in aula. Risale al 16 agosto scorso, quando quattro persone rapirono un uomo, nel tentativo di riscuotere dei soldi. Denaro legato a debiti e a un contratto di lavoro fittizio stipulato a favore di uno di loro. Avevano saputo che le sue società non erano più attive, e che stava per trasferirsi in Italia. Decisero quindi di andare a casa sua, a Figino.
La vittima provò a opporre resistenza, ma a suon di sberle lo obbligarono a salire in macchina. “Adesso – gli dissero – vieni con noi.” Altri schiaffi, gomitate in volto e al costato. Un viaggio non certo gradevole. E fu solo l’assaggio delle violenze che – sempre secondo gli inquirenti – dovette subire quando, attorno alle 19, il gruppetto si fermò in una fattoria di Vezia.
Lo portarono nel fienile, dove lo presero a sberle, pugni, calci e pedate. Per picchiarlo usarono anche, a mo’ di frusta, un tubo flessibile di acciaio, con cui lo colpirono ripetutamente sul lato sinistro del corpo. Gli immersero la testa in un catino pieno d’acqua. E poi, dopo avere urinato nel secchiello, glielo rovesciarono addosso. Come se non bastasse, gli lanciarono inoltre la ruota di un’auto e uno sgabello in legno.
Volevano 20’000 franchi di riscatto: 15’000 per un furto commesso in luglio; 3’000 per la questione del contratto e per una partita di cocaina rubata; altri 2’000 come interessi. La vittima, disperata e in lacrime, contattò telefonicamente pure la madre. “Qua mi fanno la pelle” – le scrisse. “Più tempo passa peggio sto”. Soltanto l’intervento dei proprietari della fattoria, verso le 20.45, mise fine al pestaggio.
Come detto, per tre dei quattro imputati (due italiani e un ticinese) si profila ora il processo. La scorsa settimana la procuratrice pubblica Pamela Pedretti li ha infatti rinviati a giudizio, alle Assise Criminali, con l’accusa di sequestro di persona e rapimento. Nei loro confronti intende chiedere tra i due e i cinque anni di carcere. Sui fatti, durati complessivamente oltre quattro ore, il terzetto è in parte reo confesso. Il procedimento a carico della quarta persona (oggetto anche di un’altra inchiesta) è stato disgiunto.