Ticino e Grigioni

Violenza sessuale e l’importanza delle prove

Con la nuova norma “no significa no”, ora per i cantoni si tratta di adottare le misure necessarie affinché le vittime si sentano protette e capite, anche dal sistema giudiziario

  • 9 agosto, 05:49
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Violenza sessuale: entrata in vigore la norma del "NO è NO". Cosa significa per gli operatori

SEIDISERA 08.08.2024, 18:46

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Di: SEIDISERA/RSI Info 

È entrato in vigore lo scorso 1° luglio il nuovo diritto penale in materia sessuale. Una nuova norma conosciuta in particolare con l’espressione “no significa no”. Ossia: l’aggressione sessuale è tale quando la vittima esplicita il suo rifiuto, quando appunto dice “no” all’atto - anche quando e se è in stato di choc.

Si tratta di una novità importante che lancia nuove sfide alle autorità. La revisione dovrebbe portare innanzitutto a un aumento delle denunce per abusi sessuali, di fronte a cui le autorità devono farsi trovare pronte. Una grande sfida - lo conferma Miriam Proce, coordinatrice istituzionale del dossier violenza domestica in Ticino - è quindi quella di riuscire a mettere in campo tutte le misure affinché una vittima si senta protetta e capita, anche dal sistema giudiziario.

Ne è convinto anche l’avvocato Vinh Giang, che la RSI ha interpellato per l’Ordine degli avvocati: “Come legale, mi aspetto che con il nuovo Codice di procedura penale aumentino anche le denunce da parte delle vittime. Questo grazie al fatto che l’accesso al gratuito patrocinio per le vittime è agevolato”. E spiega che gli inquirenti dovrebbero informare le vittime di questo diritto.

I modelli cantonali... a confronto

I riflettori sono nel frattempo puntati sui cantoni, anche per il fatto che negli anni a livello nazionale è stata riconosciuta l’urgenza di intervenire meglio per assistere le vittime di violenza sessuale e domestica. Cosa accade dunque in Ticino? Qui sono previste diverse misure. Alcune sono già in corso, ma c’è potenziale di miglioramento, secondo un sondaggio condotto da un ampio gruppo di ricerca indipendente.

Il Ticino, comunque, si posiziona nella parte alta della classifica. Una classifica chiusa da Appenzello Esterno (che non ha misure concrete), oltre che da Zugo, Friburgo e Grigioni, che non hanno risposto al sondaggio. In testa c’è invece Berna, il cui modello si fonda su un rapporto strettissimo fra tutti gli enti sul territorio e sulla volontà ferrea di indagare a fondo ogni caso di violenza e, nel concreto, raccogliere le prove quando c’è il sospetto di un abuso, anche se non viene sporta denuncia.

Nel sondaggio si menziona anche Zurigo con un modello che fa capo a infermieri forensi. Anche questi raccolgono subito le prove, poi indirizzano le vittime ai centri di assistenza.

Per quanto riguarda il Ticino, nel rapporto si menzionano diverse misure, fra cui lo sviluppo di una formazione per infermieri, la revisione del kit investigativo per la violenza sessuale o ancora misure di prevenzione e sensibilizzazione della violenza domestica.

L’importanza della documentazione delle prove

“Anche con la creazione dell’Istituto di medicina legale, in Ticino sono stati fatti molti passi avanti” sottolinea Miriam Proce. Passi avanti che sono stati fatti anche sul fronte della formazione dei professionisti, dei ginecologi in particolare, proprio per la documentazione delle prove. A partire dal prossimo autunno partirà inoltre un primo CAS in infermieristica forense, che permetterà di ampliare ulteriormente il numero di professionisti sul territorio specializzati nella raccolta delle prove.

Si tratta infatti di garantire sempre una documentazione completa, che la vittima decida di sporgere denuncia o meno, come spiega ancora Proce: “Si vuole favorire il fatto di avere a disposizione una documentazione che sia solida e che possa facilitare la riuscita del procedimento penale anche in un secondo momento, quando la vittima si sente pronta di fare il passo della denuncia”.

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