Svizzera

Reati sessuali, "No significa no"

Presentato dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati il nuovo disegno di legge che dovrà essere discusso dalle Camere

  • 18 febbraio 2022, 17:10
  • 23 giugno 2023, 15:39

Notiziario 15.00 del 18.2.2022

RSI Svizzera 18.02.2022, 16:13

  • © Ti-Press / Gabriele Putzu
Di: ATS/AlesS

La Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S) ha presentato la sua proposta per la revisione del diritto penale in materia sessuale. Tra i punti principali figurano il principio "No significa no", la definizione di violenza sessuale ampliata e la pena minima per gli atti sessuali con i bambini.

Il disegno di legge e il relativo rapporto sono stati sottoposti venerdì al Consiglio federale e saranno dibattuti durante la sessione estiva.

Il progetto preliminare aveva raccolto un sostegno limitato in consultazione, si prevede che susciterà una serie di discussioni animate. Da più parti, ad esempio, è stato chiesto un ampliamento del concetto di violenza carnale e l’introduzione del principio "Solo sì vuol dire sì".

Ampliata la definizione di "violenza carnale"

La Commissione ha ampliato la definizione di violenza carnale introducendo il concetto più generico di "penetrazione corporale" che tiene conto anche delle vittime di sesso maschile. Per quanto riguarda le pene minime, la maggioranza della CAG-S propone di mantenerla a un anno per la violenza carnale, mentre una minoranza chiede di aumentarla ad oltre due anni per evitare che possa essere concessa la condizionale. Viene inoltre chiesta una pena detentiva minima di un anno se la vittima ha meno di dodici anni.

Il reato della "pornovendetta"

La maggioranza è inoltre favorevole all'introduzione di un articolo specifico per gli atti sessuali commessi da persone che esercitano un'attività nel settore sanitario. Viene proposta pure una nuova fattispecie di reato per punire la "pornovendetta", vale a dire la diffusione di foto o video fatti di comune accordo durante una relazione.

La Commissione rinuncia invece alla disposizione sul "grooming" (adescamento in rete di minorenni), contenuta nel progetto preliminare, perché non ritiene opportuno estendere la punibilità agli atti preparatori.

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