Il dolore... ma anche la speranza, che si rinnova. "Ho 94 anni, ... almeno io con la mia compagna possiamo scendere al bar per il caffè, abbiamo un bel giardino, facciamo quattro passi... mentre so che gli altri sono chiusi in camera e non si possono muovere... al sesto piano ci sono camere con la scritta "zona infetta".. gli infermieri devono continuare a cambiarsi mascherina, guanti camice... ogni tanto dobbiamo prendere l'ascensore, uscire nei locali comuni... e vediamo passare una bara... ". E' una delle tante testimonianze raccolte nella puntata di venerdì di Modem Coronavirus: nel mondo degli anziani che ha affrontato il tema degli anziani nelle case di riposo, ma anche al domicilio, al tempo del coronavirus. Salta all'occhio un dato in particolare: fino ad oggi ci sono stati 43 decessi per coronavirus nelle case di riposo. Circa un terzo rispetto al totale delle morti causate dal virus in Ticino.
Isolati e ancora più soli. Gi anziani sono, anche in Ticino, insieme alle persone più fragili, tra le categorie più a rischio, a causa dell'epidemia. Anziani che, tra l'altro, non possono più vedere i nipotini o i figli, che non possono più entrare nei negozi di alimentari. Purtroppo sono anche quelli che, in parte, questo virus si sta portando via. E che no possono contare neppure su un ultimo saluto.
L'ultima volta che ho visto mia mamma è stata su WhatsApp... era già in isolamento però me l'hanno passata... ho visto ancora un barlume di sorriso...", racconta il figlio di una paziente morta a 97 anni in una casa anziani di Morbio. "E' stata una morte triste... l'hanno accompagnata con la morfina... non abbiamo neppure avere l'ultimo abbraccio...". "Ancora più triste è stato il momento dell'abbandono definitivo, al cimitero di Chiasso. Abbiamo potuto essere presenti solo io, mia moglie e i miei due figli. Anche qui un addio molto molto triste, senza nessun altro".
L'epidemia genera paura. E problemi a chi vive al proprio domicilio e ha paura perfino ad aprire la porta all'infermiere... ma ci sono casi di patologie che, senza assistenza continua, in pochi giorni possono degenerare e costringere poi a un ricovero. Evento che è meglio evitare in questo periodo, finché è possibile, spiegano i medici.