Alla RSI

Arturo Giovanoli, il Re del Badile

Un grande alpinista e un instancabile avventuriero: questo e molto altro era Arturo Giovanoli, scomparso lo scorso mercoledì all’età di 75 anni.

  • 19 luglio, 15:24
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LA 1, sabato 20 luglio, alle 21.55

Uomo schivo ma generoso e molto colto, Giovanoli ha vissuto una vita piena e avventurosa con passione, pari solo alla sua proverbiale discrezione. Nato e cresciuto in Bregaglia, conosceva meglio di chiunque le meravigliose montagne bregagliotte ed engadinesi, dal Cengalo al Bernina, passando dal Badile scalato oltre 200 volte. Ha inoltre avvicinato al suo magico mondo molti giovani scalatori e centinaia di appassionati della montagna.

Ma i suoi orizzonti non si limitavano alle sue valli: ha girato mezzo mondo, scalato vette impervie in più continenti. Una tappa fondamentale della sua vita, quasi un doppio appuntamento con il destino, fu l’attraversamento dell’immenso Hielo Continental Sur, nell’estremo meridione del Cile. È quanto ricorda egli stesso nel documentario di Matteo Bellinelli “Strade secondarie per luoghi lontani”, realizzato nel 2008 tra la sua Bregaglia e la Patagonia cilena, nel quale ripercorre e illustra con ruvida e allegra semplicità i momenti più significativi della sua vita.

Il documentario
Arturo Giovanoli ama moltissimo le montagne: non a caso da quarant'anni - o quasi - è guida alpina. Ma Arturo ama molto anche i boschi, le piante, l'acqua, gli animali. Insomma, la natura forte e rigogliosa della sua terra, la Bregaglia; e pure quella selvaggia con la quale si è confrontato nel corso dei suoi viaggi e delle sue spedizioni in mezzo mondo.
Il documentario "Strade secondarie per luoghi lontani" racconta la vita di un uomo che si sente a proprio agio sia nella solitudine dei boschi della sua valle che tra gli ospitali e imprevedibili abitanti di Caleta Tortel, un piccolo villaggio costruito sulle palafitte nel cuore della Patagonia cilena, con i quali Arturo ha condiviso alcuni dei momenti più intensi e tragici della sua esistenza. Gente ospitale e generosa che lo chiama "el gringo loco" perché ha osato sfidare i ghiacci più ostili e le vette più ardue della Patagonia, ma che lo apprezza per la sua genuinità e la profonda "verità" che ispira la sua vita.
Paesaggi e ricordi, immagini e emozioni si accavallano e raccontano un piccolo universo apparentemente semplice, in realtà profondo e poetico. La storia di una vita e di un mondo che hanno molto da insegnare e lo fanno col sorriso e una libertà allegra e contagiosa."

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