Rasoi e gel da rasatura, deodoranti, ma anche capi base dell’abbigliamento, come slip per bimbi e bimbe. Oggetti di uso comune... che hanno qualcosa in comune! Che cosa? Bè, vengono declinati molto spesso al maschile e al femminile, e questo dà origine a due prezzi diversi. Ci avete già fatto caso? A pagare di più chi sono secondo voi? Le donne! È la cosiddetta Pink tax, o Woman tax, quel sovrapprezzo legato all’oggetto che, ci viene detto, viene pensato appositamente per le donne, con colori “da donne”: pink, rosa e simili, e con forme femminili. Che però ha un prezzo più alto.
Già, ma quanto più alto? Avete già fatto i calcoli? Noi sì. E non ci siamo fermati a questo: davvero questi oggetti sono diversi gli uni dagli altri? E chi decide questi prezzi? È la legge dell’offerta e della domanda, oppure c’è qualcos’altro?
E pensare che da anni i dati sulle pari opportunità evidenziano ancora disparità salariali, a sfavore delle donne! Che però continuano a sborsare parecchio di più per molti prodotti. C’è chi dice che la colpa è loro, perché sono loro che scelgono questi prodotti, c’è chi invece non si ferma qui e vuole andare oltre i luoghi comuni, fino al cuore della politica. In Francia il collettivo femminista Georgette Sand ha dichiarato guerra a queste differenze. E ha ottenuto qualcosa. E in Svizzera?
Patti chiari indaga e vi racconta tutto quello che si nasconde dietro il prezzo… rosa. In studio affronteremo la tematica con Pepita Vera Conforti, Commissione consultiva del Consiglio di Stato per la parità fra i sessi, e Anna Zinola, psicologa del marketing
Patti chiari del 10.04.2015: "La tassa rosa" di Chiara Camponovo e Elia Regazzi
RSI Patti chiari 11.04.2015, 00:16
Le prese di posizione di produttori e venditori
Manor:
Coop:
L'Oreal:
H&M:
Procter & Gamble
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