Gli Stati Uniti forniranno a Kiev sistemi missilistici più avanzati per colpire obiettivi strategici, ha annunciato il presidente Joe Biden. Si tratta dei lanciatori HIMARS, che verrebbero forniti con munizioni capaci di una gittata massima di 80 chilometri. “Non stiamo incoraggiando l’Ucraina a colpire fuori dai suoi confini”, ha subito specificato il capo della Casa Bianca, ma la risposta del Cremlino non si è fatta attendere, con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha subito accusato Washington di gettare benzina sul fuoco, rischiando di provocare un allargamento del conflitto.
Di che tipologia di armi si tratta e per quale motivo sono così importanti per Kiev? Domande che il Telegiornale ha girato a Vincenzo Camporini ex capo di stato maggiore dell’aeronautica militare italiana. “Stiamo parlando di lanciatori che possono essere caricati con diversi munizionamenti, uno di questi arriva a 300 chilometri di distanza – spiega il generale –.
C’è chi, quindi, ha parlato di una minaccia per il territorio russo, ma l’intenzione è quella di aiutare dal punto di vista tattico, sul terreno, le forze ucraine. Un sistema che ha una portata di 80 chilometri consente di contrastare con efficacia le artiglierie russe, che in questo momento stanno martellando le posizioni difensive ucraine. La precisione di questi sistemi è tale per cui sono nettamente superiori a quelli russi, hanno una gittata superiore e possono quindi fare la differenza, quantomeno a livello tattico locale”.
Il generale Vincenzo Camporini
“La Russia ha imparato molto”
Ci vorrà però del tempo prima che questi armamenti possano essere usati dagli ucraini, che dovranno impararne il funzionamento. Nel frattempo, Mosca continua l'avanzata nel Donbass. “La Russia ha imparato molto dall’andamento iniziale della guerra, quando era partita disperdendo le proprie forze su quattro direttrici di attacco, oltretutto non coordinate fra di loro – continua l’ex capo di Stato maggiore –. Adesso sta concentrando tutte le risorse su un unico punto, la cittadina di Severodonetsk”. Tuttavia una svolta, sottolinea Camporini, al momento non c’è: “Si continua con una guerra di attrito che ha dei costi pesantissimi, per le truppe e anche per i civili”.
Più di metà di Severodonetsk in mano russa
Durata della guerra? “Dipende dalle risorse a disposizione”
In merito alla possibile durata del conflitto, l’ex capo di stato maggiore sostiene che: “Non finirà a breve, molto dipende dalle risorse che i contendenti hanno prontamente disponibili. I russi hanno sicuramente problemi logistici: stanno tirando fuori dai depositi dei carri T-62 costruiti negli anni Settanta e stanno reclutando persone oltre i quarant’anni di età, il che significa che anche dal punto di vista della consistenza numerica delle truppe ci sono difficoltà”. La Russia, sottolinea infine Camporini, “supererà queste difficoltà, essendo un Paese grande, ma le risorse non sono infinite”.
Cos’è l’HIMARS?
La sigla HIMARS sta per High Mobility Artillery Rocket System: si tratta lanciarazzi multipli montati su blindati leggeri, sviluppati alla fine degli anni Novanta per l’esercito degli Stati Uniti. Sono già stati impiegati in Afghanistan, in Iraq (contro postazioni dello Stato islamico). Sono anche stati usati per lanciare razzi in Siria, venendo schierati, nel 2016, anche in Turchia. L’azienda che li produce è la Lockheed Martin, impresa statunitense attiva nei settori dell'ingegneria aerospaziale e della difesa, con sede a Bethesda (Maryland).