Silvio Berlusconi ha segnato la vita politica italica, determinandola dal 1994 in poi e dimostrandosi forse uno dei maggiori politici italiani dal secondo dopoguerra in poi. Il presidente di Forza Italia ha raggiunto tali risultati paradossalmente senza essere un politico di professione, quanto piuttosto un imprenditore prestato alla politica. Il dirigente d’azienda lombardo ha infatti colmato un vuoto con il suo nuovo partito, che acutamente battezzò “Forza Italia”, trasponendo a marchio un grido abitualmente di casa negli stadi calcistici, altra sua grande passione.
Come ha ricordato il politologo Marco Valbruzzi ai microfoni della RSI, l’86enne a capo della terza forza nel Centrodestra italiano “è stato l’unico vero leader carismatico in Italia degli ultimi decenni”. Si tratta di una “dote abusata” che molti si accollano in politica ma nella sostanza, spiega Valbruzzi, “Berlusconi è stato il solo dirigente politico dotato di carisma politico” autentico. Tale aspetto lo ha del resto aiutato nel porre in atto tutte le iniziative” per cui è ricordato, nel bene e nel male, nella politica italiana dal 1994 in poi.
Secondo il politologo, “ha creato dal nulla il Centrodestra e ha caratterizzato un intero ventennio”, quello che si apre con la sua discesa in campo elettorale e si chiude “attorno al 2011-2013 quando Silvio Berlusconi fu chiamato a uscire dal Governo a cui lui stesso aveva dato vita per lasciare spazio a Mario Monti”.
Valbruzzi evidenzia: “Non sono tanti gli italiani che possono vantare la capacità di definire un intero ventennio” – sapendo che l’altro precedente, ventennio, “non è ovviamente paragonabile”, visto che in un “contesto democratico Berlusconi ha caratterizzato politicamente, comunicativamente e anche culturalmente” il periodo tra inizio anni ’90 e i primi anni ’10 del XXI secolo.
Marco Valbruzzi pone quindi l’accento sul fatto che si tratta “di un’eredità importante” lasciata “dal leader politico milanese che in realtà è un antipolitico dato che la sua cifra caratteristica era la sua forza antipolitica” che lui aveva plasmato come un elemento di forza. “I partiti di massa erano entrati in crisi, i politici di professione erano visti con un occhio inevitabilmente critico o negativo e a quel punto un leader antipolitico, un self-made-man come lui stesso si presentava, assumeva tutta un’altra luce e una luce più positiva”.