Immaginate di lasciare tutto all’improvviso. Immaginate di abbandonare la vostra città, il lavoro, gli amici, la casa, e di partire zaino in spalla, zero soldi in tasca, per una meta scelta col dito su un mappamondo. Non resta che sperare che quel dito – o chi per lui – non si sia sbagliato.
Sarebbe però ingiusto pensare che la scelta di Sarah Gysler, da tre anni viaggiatrice in giro per il mondo, sia cominciata così, con un colpo di fortuna o di testa. Basta leggere il suo libro, Petite, appena uscito in Svizzera e in Francia, per rendersene conto.
Sarah parte da Losanna – dove abita – per Capo Nord a soli 20 anni. Siamo nel 2015. È inizialmente accompagnata da un’amica che abbandonerà a Berlino per continuare da sola il suo viaggio verso la Norvegia. Sul cammino incontrerà volti e storie sconosciuti, con cui condividerà momenti magici e molti intensi. Rischierà la vita, e non per mano di qualche malintenzionato, ma per quella sua insaziabile ricerca di sé, foss’anche nascosto sotto la neve di quell’assurdo, fortuito, indistinto punto segnato sul mappamondo del proprio destino.
Poi sì, quello che racconta potrebbe sembrare un film (e forse lo diventerà davvero), perdendo in parte quella purezza che solo la solitudine garantisce. Ma è il prezzo da pagare da parte di chi decide di rendere pubblica la propria vita.
Una volta tornata in Svizzera da questo primo viaggio Sarah ripartirà in treno sulla transiberiana attraverso la Russia; in Mongolia, nella Guadalupa, per ritrovarla due anni dopo a Gibilterra dove si imbarcherà verso la Colombia. Questa volta però con qualche soldo in più. Pochi a dire il vero.
Per fare tutto ciò Sarah chiede ospitalità e da mangiare a chi incontra, fa piccoli lavori temporanei o volontariato in alcune ONG locali in cambio di vitto e alloggio. Rovesciando così i nostri pregiudizi sul tavolo della vita, come a una manche di poker in cui ci si gioca tutto sapendo bene, però, che quel che conta davvero è altrove: là dove si sta andando e non dove ci si ferma. Sarah sembra farlo nella vita come nel racconto con la mano ferma del giocatore esperto, ma lo sguardo infantile e soprattutto la fortuna e l’urgenza di chi ha ancora molto da scoprire. E da sbagliare. Di chi sente di aver già perso tutto quello che poteva perdere e che per questo, ora, ha tutto da guadagnare.
Riccardo Bagnato