Era il 1948 quando Carl Gustav Jung fondò l’istituto che ancora oggi porta il suo nome. Lo psichiatra svizzero creò un curriculum nuovo, per una formazione strutturale nella psicanalisi che lui stesso aveva sviluppato. Jung si rendeva conto che il pensiero razionale, legato alle scienze naturali, stava prendendo il sopravvento sul pensiero simbolico. Pur riconoscendone la validità scientifica, lui stesso era medico di formazione, ne deplorava la preponderanza, affermando che i due tipi di pensiero dovessero completarsi a vicenda.
La sede dell'Istituto Jung a Küsnacht
Verena Kast, psicologa e presidente dell'istituto
Nel pensiero simbolico, ci spiega la psicologa e direttrice dell’Istituto Jung
Verena Kast, vive il nostro mondo interiore: troppo spesso oggi i nostri sentimenti tendono ad essere ignorati, messi da parte. Così facendo, però, si vengono a creare delle spaccature che, a loro volta, provocano una sensazione di vuoto.
Proprio nel mondo attuale, spiega la ex-professoressa dell’Università di Zurigo, ci sarebbe bisogno di una maggiore attenzione alla psicologia junghiana, oggi schiacciata dall’approccio della terapia cognitiva comportamentale. I burn out e le depressioni di cui soffrono molte persone sarebbero proprio l’espressione di questa mancanza di attenzione al mondo interiore, simbolico, sul quale si basa la psicanalisi junghiana.
Alcune delle opere presenti nella biblioteca
Ancora oggi sono molti gli studenti che arrivano a Küsnacht da tutto il mondo a seguire i corsi per diventare psicoterapeuti o psicanalisti, a dimostrazione che l’interesse per Jung, per le sue teorie e per il suo istituto è ancora molto sentito, anche dopo 70 anni.