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Serre svizzere per insalate spaziali

Alimentazione degli astronauti: un avveniristico progetto "made in Switzerland" per la coltivazione di verdure in modo autonomo

  • 20 ottobre 2020, 07:47
  • 22 novembre, 18:24
01:15

Coltivazione di vegetali... nello spazio: l'ambizioso progetto di un team di ricercatori a Zurigo

RSI/Swag/Anna Maria Nunzi 20.10.2020, 07:30

Dopo la conquista della Luna, si vuole arrivare anche su Marte. Nel film “Il marziano”, Matt Damon interpreta il ruolo di un ingegnere botanico che per riuscire a sopravvivere sul pianeta rosso trova il modo di coltivare un campo di patate. Uno scenario affascinante, e infatti la NASA investe risorse non indifferenti in nuovi progetti per poter coltivare ortaggi commestibili al di fuori dell’atmosfera terrestre.

A competere con gli scienziati americani c’è anche un gruppo di giovani ricercatori elvetici, che da due anni, nell’ambito di un progetto finanziato dallo Swiss Space Center e dall’Agenzia spaziale europea (ESA) sta sperimentando una nuova tecnologia che un giorno dovrebbe permettere ai cosmonauti di mangiare verdure fresche a chilometro zero. “Oggi l’alimentazione degli astronauti a base di alimenti liofilizzati e di cocktail disidratati non è particolarmente invitante e gustosa” -spiega l'ingegnere ambientale Philipp Osterwalder- “in futuro le missioni saranno sempre più lunghe, c’è bisogno di soluzioni intelligenti, per garantire a chi è in orbita di nutrirsi in modo sano con cibi facilmente coltivabili in spazi ristretti e con poche risorse. E perché no, mettere alla prova il proprio pollice verde e svagarsi con questa attività ricreativa”.

Un'immagine del prototipo di SWAG

Un'immagine del prototipo di SWAG

  • swagsystem.space

Con la sua équipe ha creato il prototipo di una serra, chiamata SWAG - acronimo di Smart Waste-based Agriculture Growing-system - nella quale dovrebbe esser possibile far germogliare spinaci, lattughe ed erbe aromatiche come il basilico anche sulle navicelle, sulle stazioni spaziali e su altri pianeti. SWAG ha le dimensioni di un grande distributore automatico, gli ortaggi crescono sui ripiani di quello che è un piccolo orto verticale. Un orto nel quale non splende mai il sole: è illuminato invece da speciali lampade led, che emettono particolari frequenze luminose, le quali stimolano la crescita delle piante e anche la produzione di oli essenziali, che danno più sapore ai vegetali. “La produzione alimentare nello spazio implica grandi sfide tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Nel sistema sono integrati dei sensori che sorvegliano i parametri vitali quali ossigeno, temperatura e umidità, e che monitoreranno con grande precisione il processo di crescita della pianta” - spiega il giovane ingegnere -. Per la coltivazione si punta su una tecnica dalle origini antiche, l’idroponica: un sistema che non utilizza del terriccio, ma soltanto un flusso d’acqua continuo mescolato con una soluzione nutritiva. In questo modo le radici sono sempre a contatto con il loro nutrimento e la piantina cresce più rapidamente e senza l’impiego di pesticidi”. L’acqua viene inoltre riutilizzata, consentendo un risparmio significativo rispetto all’agricoltura convenzionale.

La coltivazione si basa sulla tecnica di agricoltura idroponica

La coltivazione si basa sulla tecnica di agricoltura idroponica

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Ma funzionerà davvero nello spazio? “Non lo sappiamo purtroppo” – dice Philipp Osterwalder- "quest’estate avrebbero dovuto tenersi le prime sperimentazioni in speciali moduli abitativi lunari, montati sul Pilatus, realizzati dall’Agenzia spaziale europea in collaborazione con il Museo dei trasporti di Lucerna. A causa della pandemia per ora però non se n’è fatto nulla!”. In attesa di esser testato il prototipo di SWAG è attualmente stazionato nel magazzino di uno sponsor della squadra di ricercatori nella località nidvaldese di Alpnach.

Il lavoro però continua. Attualmente il team di Osterwalder è alla ricerca di investitori per poter dare avvio alla produzione di mini-fattorie, che in futuro potrebbero interessare ristoranti, mense aziendali e la grande distribuzione. Orti verticali, racchiusi in una di distributore automatico che forse un giorno verranno allestiti anche nelle cucine private, vicino al frigorifero, afferma l’ingegnere zurighese, che tiene a precisare: “E’ pensato come un complemento per l’agricoltura tradizionale, per incrementare il sostentamento alimentare in particolare nella città, dove da decenni si stanno sperimentando nuove forme di giardinaggio urbano.” Attività agricole in contesti cittadini che approfittano delle innovazioni tecnologiche, che molti considerano la risposta ai futuri bisogni alimentari di una società sempre più urbanizzata.

Non sarebbe del resto la prima volta che prodotti nati per la ricerca spaziale trovano uno sbocco naturale nell’industria, finendo per diventare oggetti di uso quotidiano: basti pensare ai tessuti ignifughi, ai termoregolatori, a molte apparecchiature mediche e tanto altro.

Anna Maria Nunzi

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