Il progetto di stabilizzazione dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) è certamente il dossier di maggiore rilevanza in vista delle votazioni federali del 25 settembre. La riforma AVS 21, accolta in via definitiva dalle Camere lo scorso dicembre, prende le mosse dai seri problemi che investono il futuro del primo pilastro: da un lato il numero dei beneficiari delle rendite aumenta più velocemente rispetto a quello di coloro che all’AVS versano contributi; dall’altro l’allungamento della speranza di vita implica che le rendite debbano essere corrisposte più a lungo. Ne derivano necessità di finanziamento nell’ordine di quasi 18 miliardi e mezzo di franchi per i prossimi 10 anni.
Il progetto in questione si articola in due oggetti: una revisione di legge contro la quale è stato promosso con successo un referendum (formalmente riuscito a fine aprile) e una modifica costituzionale che in quanto tale implica per l’approvazione una doppia maggioranza di “sì” sia da parte del popolo, che da parte dei cantoni. Benché distinti, i due atti normativi sono strettamente interconnessi: in altre parole se uno di essi venisse respinto, a decadere sarebbe l’intera riforma.
Il cardine del progetto è rappresentato dall’introduzione di un’unica età di 65 anni, come riferimento per il pensionamento flessibile, sia per gli uomini, che per le donne. In base alla riforma l’innalzamento da 64 a 65 anni dell’età AVS per le donne si concretizzerebbe con gradualità, a partire dal 2025, in 4 tappe successive. Le stesse concernerebbero via via le donne nate fra il 1961 e il 1964. In sintesi per le donne nate
nel 1961, l’età di riferimento sarebbe di 64 anni e 3 mesi
nel 1962, sarebbe di 64 anni e 6 mesi
nel 1963, sarebbe di 64 anni e 9 mesi
nel 1964, sarebbe di 65 anni
A partire dal 2028 i 65 anni diverrebbero quindi l’età di riferimento AVS per tutti.
Sono quindi previste due misure di compensazione volte a mitigare gli effetti dell'innalzamento dell'età per le donne. La prima concerne la riduzione della rendita AVS che scatta in caso di riscossione anticipata prima dell'età di riferimento: qui la riforma prevede, a beneficio delle donne nate fra il 1961 e il 1969, una riduzione meno incisiva per rapporto a quella normale; questa fascia d'età, inoltre, potrà ancora avvalersi della possibilità di anticipare la rendita AVS a partire dai 62 anni.
Ancora le donne nate fra il 1961 e il 1969 potranno invece beneficiare di un supplemento di rendita, nel caso di una rinuncia ad una riscossione anticipata. Tale maggiorazione, in base al progetto, sarà assegnata per tutto il periodo di versamento della rendita, risulterà più consistente per i redditi bassi rispetto a quelli elevati, verrà graduata in base all'anno di nascita e avrà un importo compreso fra 12,50 e 160 franchi al mese.
La riforma AVS 21 rende inoltre il pensionamento più flessibile. Attualmente la scelta del pensionamento anticipato consente di anticipare la riscossione della rendita AVS, intera, solo di uno o di due anni interi. Il progetto permette invece di riscuoterla, e anche solo in parte, a partire da qualsiasi mese fra i 63 e i 70 anni (già dai 62 invece, come abbiamo visto per le donne nate fra il 1961 e il 1969).
Le economie realizzabili attraverso la parificazione dell'età per uomini e donne ridurranno fino al 2032 le uscite dell'AVS di quasi 4,9 miliardi di franchi. Da sole, però, non consentirebbero di stabilizzare le finanze del primo pilastro. Ecco perché unitamente a questi risparmi è previsto anche un maggior flusso di entrate tramite un aumento dell'IVA, la cui normale aliquota passerà dal 7,7% all'8,1%. Per determinati beni a cui viene applicata un'aliquota ridotta, come alimentari, farmaci, giornali e libri, l'aumento sarà dal 2,5% al 2,6%. Passerà quindi dal 3,7% al 3,8% la speciale aliquota vigente per l'industria alberghiera. Più in generale si stima che l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto potrà così assicurare maggiori introiti nell'ordine di 12,4 miliardi di franchi.
Gli argomenti dei contrari
I promotori del referendum contro AVS 21 sostengono che con la revisione di legge sarebbero realizzate economie unicamente a scapito delle donne, le cui rendite già risentono di una sensibile lacuna rispetto agli uomini. Quantificano quindi in circa 7 miliardi di franchi le perdite che le rendite delle donne subirebbero, se la riforma venisse approvata, nei prossimi 10 anni. I contrari ritengono inoltre che il progetto apra di fatto la strada ad un successivo pensionamento per tutti a 67 anni.
Le critiche dei referendisti concernono anche la compatibilità della riforma con l'effettiva situazione sul mercato del lavoro elvetico. In esso, affermano, solo la metà delle persone ha un impiego un anno prima di raggiungere l'età del pensionamento. Le prospettive per loro sono quindi scarse, visto che non sono certo molti i datori di lavoro disponibili ad assumere personale in età avanzata. Il timore, quindi, è che l'innalzamento dell'età possa determinare un maggior numero di persone costrette alla disoccupazione o alla dipendenza dall'aiuto sociale.
Il comitato referendario sottolinea infine gli effetti dell'incremento di aliquota dell'IVA - imposta indiretta che come tale colpisce indistintamente tutti i consumatori a prescindere dalle loro possibilità - in un contesto già segnato dalla riduzione del potere d'acquisto e dagli aumenti dei premi di assicurazione malattia. In buona sostanza si pagherebbe di più, mentre verrebbero tagliate le prestazioni del primo pilastro.
Gli argomenti dei favorevoli
Per il Consiglio federale e la maggioranza in Parlamento favorevole al progetto è anzitutto urgente procedere ad una stabilizzazione delle finanze dell'AVS, che dal lontano 1997 non è più stata sottoposta ad una grande riforma. Più si attenderà e più oneroso sarà il prezzo a carico delle generazioni future per il riassetto del primo pilastro e per poter assicurare la continuità delle rendite.
Il progetto, affermano i favorevoli, si configura come una soluzione di compromesso fra risparmi e maggiori entrate, che per il prossimo decennio assicurerà il versamento delle rendite AVS. L'introduzione di un'unica età AVS è giustificata dal fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini, beneficiano di una formazione migliore e sono per la maggior parte attive professionalmente. Ad ogni modo le misure di compensazione previste dal progetto temperano l'impatto dell'innalzamento d'età per coloro che, all'entrata in vigore della normativa, saranno prossime al pensionamento.
L'Esecutivo e il Parlamento, infine, si dicono consapevoli delle disuguaglianze salariali fra uomini e donne sottolineate dagli avversari della riforma. Affermano quindi di adoperarsi per porvi rimedio a lungo termine. Ritengono, tuttavia, che la rinuncia a riforme nel quadro del primo pilastro non contribuisca certo ad aumentare la parità salariale.
La riforma dell'AVS divide le donne
SEIDISERA 25.08.2022, 20:43