Non ci sarà nessuna "fase 2" nella campagna svizzera per convincere la popolazione a fare la dose di richiamo di vaccino contro il Covid-19: è quanto ha ammesso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), citando come motivo la rapida diffusione della variante Omicron, molto più contagiosa ma a quanto sembra meno virulenta.
La prima fase della campagna, iniziata lo scorso 19 gennaio, terminerà alla fine di questa settimana: in sostanza si trattava di un video esplicativo sul sito e in parte sui social media, per promuovere il cosiddetto “booster”.
La seconda fase di questa campagna, prevista all'inizio, è stata invece "prematuramente seppellita", scrive giovedì il Blick sul suo portale. "A causa di Omicron e della sua diffusione molto rapida, siamo stati costretti a fare degli aggiustamenti in un tempo ancora più breve e in modo più flessibile", si giustifica l'UFSP, confermando la notizia all'agenzia Keystone-ATS.
A loro avviso, questo nuovo appello alla popolazione "non sarebbe stato efficace nella forma prevista". Di motivi concreti, tuttavia, non ne vengono citati anche perché già nella prima fase della campagna - lanciata solo poche settimane fa - la variante omicron era già ampiamente diffusa in Svizzera.
Secondo le cifre snocciolate dal Blick, che cita l'UFSP, la campagna è stata sviluppata e realizzata insieme all'agenzia Rod per un costo pari a 200'000 franchi.
Stando ai dati resi noti oggi, in totale il 68,35% degli svizzeri ha già ricevuto due dosi di vaccino. Fra la popolazione oltre i dodici anni, la quota sale al 77,73%. Per quanto riguarda il cosiddetto booster, solo il 39,83% della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo. Una quota che tuttavia raggiunge il 74,57% fra persone oltre i 65 anni.
Ieri, mercoledì, il Consiglio federale ha varato i primi allentamenti alle misure in vigore contro la diffusione del virus: quarantene dei contatti e obbligo di telelavoro sono stati aboliti. Ulteriori allentamenti sono in consultazione.
Via quarantene e telelavoro
Telegiornale 02.02.2022, 21:00