Il divieto di dissimulazione del volto nei luoghi pubblici è al centro dell’iniziativa popolare su cui saremo chiamati ad esprimerci nel quadro delle prime votazioni federali dell’anno. Questa proposta di modifica costituzionale venne ufficialmente depositata nel 2017 con più di 105’000 firme valide a sostegno.
Iniziativa per il divieto di dissimulazione del volto: il video esplicativo diffuso dalla Cancelleria federale
Sul tema il dibattito ferve da anni e con riferimento soprattutto a capi d’abbigliamento, come il burka e il niqab, legati alle tradizioni di alcuni Paesi islamici. Questi indumenti femminili, e la copertura del viso che impongono, sono qualificati dagli iniziativisti come inaccettabili espressioni di sottomissione della donna. Sono intanto due i cantoni che hanno già introdotto norme tese a vietare sui propri territori la dissimulazione del volto in pubblico: il Ticino è stato l’apripista a livello cantonale con l’iniziativa approvata dai cittadini nel 2013 e la legge entrata in vigore tre anni più tardi; San Gallo ha fatto seguito nel 2018, con una normativa approvata in votazione cantonale da più del 66% degli elettori. In altri 15 cantoni la proibizione di coprirsi il viso è invece disposta limitatamente a manifestazioni ed eventi di carattere sportivo.
Iniziativa e controprogetto indiretto
All’esame degli elettori passa ora la proposta di un divieto a livello nazionale. Il testo chiede di interdire la dissimulazione del volto in tutti i luoghi accessibili al pubblico. Le uniche eccezioni concernono i luoghi di culto, motivazioni legate alla sicurezza (come le mascherine igieniche e il casco per i motociclisti), condizioni climatiche e usanze locali (come nel caso dei carnevali). L’iniziativa, inoltre, punta a introdurre nella Costituzione federale il principio per cui nessuno può imporre ad una persona di dissimulare il suo viso in ragione del suo sesso. In caso d’approvazione, una normativa d’attuazione dovrebbe essere elaborata entro due anni.
Governo e Parlamento, giudicando l’iniziativa eccessiva, propongono un controprogetto indiretto che ruota intorno all’obbligo di mostrare il viso per l’identificazione da parte dei rappresentanti delle autorità. Chi vi si oppone incorrerebbe in una multa e anche, come nel caso degli uffici amministrativi, nel rifiuto a erogare determinate prestazioni.
Gli argomenti degli iniziativisti
Per i sostenitori del testo la dissimulazione del viso in pubblico non è compatibile con la compresenza in libertà. Inoltre, sottolineano, il fatto che le donne mostrino liberamente il volto corrisponde ad un principio di uguaglianza elementare.
La proibizione prevista dal testo, aggiungono, si applicherebbe anche in funzione della sicurezza, impedendo in tal modo che la dissimulazione del volto possa prestarsi a fini delinquenziali e criminali. Circa poi le critiche legate all’eventualità di conflitti con la libertà religiosa, gli iniziativisti ricordano la sentenza emessa nel 2014 dalla Corte europea dei diritti umani (CEDU), che riconobbe la proporzionalità del divieto di indossare in pubblico il velo integrale.
Gli argomenti del “no”
Pur riconoscendo il disagio che il velo integrale può suscitare, il Consiglio federale reputa l’iniziativa sproporzionata e rammenta che già oggi l’imposizione della dissimulazione del viso può essere perseguita a livello penale come coazione. Un divieto a livello nazionale potrebbe inoltre rivelarsi controproducente e tradursi nel rischio, per le donne interessate, di una completa esclusione dalla vita pubblica.
Governo e Parlamento ritengono quindi che in materia sia necessario preservare le specifiche competenze dei cantoni. Difendono quindi la validità del controprogetto, presentandolo come una soluzione tale da consentire un approccio mirato al problema.
ARi
RG 12.30 dell'08.02.21 - L'approfondimento di Anna Riva
RSI Info 08.02.2021, 21:02
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