Svizzera

"I nuovi debiti non spaventino"

Intervista all’economista David Dorn che consiglia di ripagare le spese straordinarie sostenute per il Covid-19 sull’arco di vari decenni

  • 15 giugno 2020, 12:46
  • 22 novembre, 19:13
03:16

RG 12.30 del 15.06.20: David Dorn al microfono di Alan Crameri

RSI Info 15.06.2020, 14:45

  • ubscenter.uzh.ch
Di: RG/Alan Crameri 

Il Parlamento svizzero ha già approvato crediti per oltre 30 miliardi di franchi per far fronte alla crisi del coronavirus. Altri se ne aggiungeranno in futuro. Inoltre la recessione ridurrà gli introiti fiscali. Per lo Stato questo si tradurrà in un aumento enorme del debito pubblico, tanto che sono già in corso riflessioni sulla strategia per abbatterlo. Ma c'è chi ritiene che il dibattito non sia così urgente. Si tratta di David Dorn, professore di economia pubblica all'Università di Zurigo e membro della task-force scientifica Covid-19 che consiglia il Governo.

Ho la sensazione che nel dibattito attuale si dia troppo peso all'aumento del debito pubblico. Certo, nessuno si augurava un indebitamento, ma è sbagliato pensare che in questa crisi il debito statale sia il problema maggiore. Mi preoccupano di più le minacce per la salute pubblica e le conseguenze per l'economia della recessione attuale.

Quanti debiti si vogliono abbattere o mantenere è una questione politica. Quali gli argomenti dal punto di vista economico?

L'attuale indebitamento non rappresenta per la Svizzera un rischio di destabilizzazione dell'economia pubblica. In generale, per ogni spesa statale ci dev'essere un motivo valido. Proprio in una crisi spendere più di quanto si ha per attutire effetti negativi può essere un buon investimento.

Quindi dal suo punto di vista sarebbe sbagliato rinunciare ad alcuni progetti avviati da tempo e che ora potrebbero venir sacrificati per risparmiare un po'? Penso ad esempio all'abolizione della tassa di bollo che costerà allo Stato qualche centinaia di milioni di franchi.

Le spese straordinarie in questa crisi sono davvero straordinari. Per questo sarebbe meglio prevedere un lasso di tempo più lungo di quanto prevede il freno all'indebitamento per ripagarle... anche alcuni decenni. Il nostro gruppo di esperti suggerisce di utilizzare i cosiddetti resti di credito. Vuol dire: gli uffici dell'amministrazione federale di solito a fine anno non hanno sfruttato tutti i soldi a disposizione... ecco, questi importi andrebbero a finanziare il debito.

Quindi un metodo quasi indolore, senza risparmi, senza aumentare le tasse… non è un po' troppo facile?

Evidentemente abbiamo illustrato tutti i modi far fronte ai debiti: aumentare le imposte, effettuare risparmi. La nostra raccomandazione è di non intestardirsi a voler tornare in pochi anni al livello di indebitamento precedente alla crisi. Lo sforzo non ci sembra giustificato, e rischia di frenare la ripresa economica.

Un'ultima domanda: se indebitarsi non è un problema, allora abbiamo sbagliato ad abbattere costantemente il debito negli anni scorsi...

In effetti la questione è controversa. Il freno all'indebitamento che abbiamo nella Costituzione prevede che sull'arco di un ciclo congiunturale la Confederazione deve coprire i propri costi. Era stato introdotto dopo un periodo di deficit strutturali, che in effetti sono rischiosi e non sostenibili per uno stato. L'obiettivo era bloccare l'aumento del debito... ma se poi si debba anche abbatterlo è meno chiaro, soprattutto alla luce dei tassi di interesse bassi, se non addirittura negativi. La questione strategica è se invece di diminuire il debito si sarebbe potuto effettuare un investimento più redditizio.

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