Per le prime votazioni federali del 2021, saremo chiamati a esprimerci anche sull'accordo di partenariato economico globale concluso con l'Indonesia, due anni fa, dai Paesi dell'Associazione europea di libero scambio (AELS) di cui fa parte la Svizzera. Contro l'intesa è stato lanciato un referendum che è formalmente riuscito, lo scorso anno, con più di 61'000 firme a sostegno.
Aspetti salienti dell'accordo
Spetta così al popolo l'ultima parola sul decreto federale inerente all'accordo. L'Indonesia è il quarto paese più popoloso al mondo, ha una classe media sempre più numerosa e rappresenta quindi anche per la Confederazione un mercato con un forte potenziale di crescita. Gli scambi commerciali sono al momento limitati, ma risentono anche dei forti dazi che vengono imposti da Jakarta sui prodotti elvetici.
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Con il nuovo accordo, quelli sulle maggiori esportazioni svizzere decadrebbero e, in contropartita, non verrebbero gravati da balzelli i prodotti industriali dell'Indonesia. L'intesa, che concerne anche altri importanti ambiti come quelli degli investimenti e della proprietà intellettuale, non si estende invece a quello agricolo: qui è previsto solo un ridimensionamento dei dazi applicati ai prodotti indonesiani.
Il dossier dell'olio di palma
Le contestazioni all'accordo sono segnatamente legate alla problematica dell'olio di palma e all'impatto che ha la sua produzione sulle foreste vergini e sulle comunità indigene. Con l'accordo con l'AELS, l'Indonesia si impegna ad adoperarsi in modo efficace per la tutela delle foreste e dei diritti delle popolazioni locali. Sul piano commerciale i dazi sull'importazione di olio di palma saranno ridotti da circa il 20% fino al 40%, ma in relazione ad un quantitativo massimo che potrà arrivare a 12'500 tonnellate l'anno. Gli importatori potranno beneficiare di queste tariffe preferenziali solo se la produzione risulterà in linea con criteri di sostenibilità indicati nell'accordo. In questo senso, l'onere delle prove corrispondenti spetterà agli stessi importatori.
Gli argomenti dei contrari
I promotori del referendum reputano che il Governo dell'Indonesia non sia un partner affidabile. In questo senso denunciano un quadro della situazione caratterizzato nel paese da violazioni della sostenibilità ambientale, dello stato di diritto e degli standard ecologici e sociali. E intanto, sottolineano i contrari, le deforestazioni continuano per far posto non solo alle monocolture ma anche all'industria mineraria.
Sempre a detta dei referendisti, l'accordo ha per l'economia svizzera effetti trascurabili. L'industria dell'olio di palma determina invece serissime conseguenze a livello ambientale e sociale. La dipendenza da questo prodotto non va quindi incoraggiata. Si tratta invece di dare la massima priorità alla difesa dell'ambiente e delle popolazioni, sostenendo la preservazione di un'agricoltura diversificata e della sovranità alimentare delle comunità.
La posizione di Governo e Parlamento
Importanza del mercato indonesiano, assenza di concessioni che potrebbero minacciare l'agricoltura svizzera, controlli efficaci per garantire la sostenibilità dell'olio di palma importato. Sono alcuni fra i principali argomenti con cui il Consiglio federale e il Parlamento difendono l'accordo fra AELS e Indonesia. Il Governo sottolinea inoltre l'esigenza per la Svizzera di non trovarsi svantaggiata rispetto all'UE, che attualmente è in trattativa con Jakarta per la conclusione di un'analoga intesa commerciale.
L'accordo sottoposto al popolo viene quindi presentato come uno strumento equilibrato e tale da contribuire in misura rilevante all'azione internazionale in favore di una produzione sostenibile di olio di palma. La Confederazione sostiene inoltre l'Indonesia nel quadro della cooperazione allo sviluppo, in modo che larghe fasce di popolazione possano trarre beneficio dall'intesa.
ARi
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