Ticino e Grigioni

Il Ticino si prepara a contrastare la peste suina

Presentato il manuale operativo di prevenzione e lotta alla malattia che colpisce maiali e cinghiali – Per ora nessun caso registrato “ma è illusorio pensare che non ce ne saranno”

  • 7 luglio 2022, 20:04
  • Ieri, 15:33
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Vari casi sono stati recentemente riscontrati in Piemonte e Liguria

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Di: ludoC 

Il Ticino si prepara a contrastare eventuali focolai di peste suina africana, una malattia virale altamente infettiva che colpisce cinghiali e maiali. Per farlo, il Consiglio di Stato ha approvato la scorsa settimana il “manuale operativo” per la gestione della malattia. Manuale che è stato presentato oggi, giovedì, a Bellinzona durante una conferenza stampa.

“Siamo qui per riferire di un problema ma non vogliamo farlo in toni allarmistici. Il problema è noto: stiamo intervenendo ma non ci sono rischi per la salute umana”, ha dichiarato il consigliere di Stato e capo del Dipartimento del territorio, Claudio Zali. “La malattia non si trasmette agli esseri umani, ma fra gli animali ha un’elevata mortalità”, ha aggiunto, spiegando anche che proprio per questo “rischia di avere grandi impatti economici sull’attività umana”, riferendosi al pericolo che il virus rappresenta per gli allevamenti di maiali. Se anche un solo caso venisse infatti riscontrato in un allevamento, l’azienda verrebbe infatti posta sotto sequestro e i maiali infetti e quelli suscettibili di esserlo (il che in molti casi significa tutti gli animali dell’allevamento) verrebbero abbattuti.

La malattia, contro la quale non esiste terapia o vaccino, si è diffusa in Eurasia dal 2007 e dal 2018 ha fatto la sua comparsa in Europa centrale. Negli ultimi mesi diversi casi sono stati riscontrati in Nord Italia, tanto che intere zone boschive erano state chiuse in Piemonte e Liguria. È quindi “illusorio pensare che il Ticino prima o poi non verrà toccato”, ha affermato Zali, sottolineando come un gruppo di lavoro multidisciplinare abbia elaborato un documento per la gestione della malattia, un cosiddetto “manuale operativo”.

“Tutti giochiamo un ruolo nell’ecosistema”

La situazione è sotto controllo, ma “lo scenario è cambiato in pochissimo tempo” – ha aggiunto il capo del Dipartimento della sanità e della socialità, Raffaele De Rosa – “a ribaltarlo è stata la comparsa del virus in Nord Italia”, appena fuori la porta di casa.

Anche se le persone non si ammalano, ha aggiunto il consigliere di Stato, “non possiamo restare indifferenti, perché tutti giochiamo un ruolo nell’ecosistema e possiamo fungere da vettore della malattia”. Infatti, il virus della peste suina resta attivo per molto tempo. Le persone che entrano in contatto possono fungere da vettore diretto trasportandolo, per esempio, sulla suola delle scarpe, o indiretto, lasciando rifiuti contenenti il virus – come per esempio resti di salumi, nei quali la peste suina africana può sopravvivere a lungo – nei boschi. Rifiuti che poi possono essere ingeriti dai cinghiali.

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La peste suina fa paura

Il Quotidiano 18.01.2022, 20:00

Cosa prevede il manuale operativo?

Cosa prevede, dunque, il manuale operativo da poco vagliato dal Governo? Se la malattia venisse scoperta in un allevamento verrebbe avviato il protocollo MAC (Malattie Altamente Contagiose, ndr.). Un protocollo valido a livello federale, che, come detto, presuppone il sequestro dell’azienda agricola e l’abbattimento di gran parte degli animali, tutti in alcuni casi. Per quanto riguarda i cinghiali, nella fase di prevenzione si attuano invece misure di sorveglianza passiva (durante la conferenza è stato ricordato che chiunque si imbatta in una carcassa di cinghiale ha l’obbligo di segnalarlo all’Ufficio del veterinario cantonale), campagne di informazione e gestione dei rifiuti, come pure di contenimento – tramite abbattimenti mirati – della popolazione. Importanti, in generale, sono anche le misure di vigilanza sull’importazione di animali e derrate alimentari (soprattutto per quanto riguarda i salumi).

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La malattia colpisce anche i maiali domestici

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La situazione cambierebbe però se casi di peste suina africana venissero riscontrati sul territorio cantonale: in questa circostanza verrebbero attuate misure per evitare lo spostamento dei cinghiali – decretando per esempio, il divieto di caccia, l’obbligo per gli escursionisti di stare sui sentieri e di tenere i cani al guinzaglio -, si avvierebbe una ricerca intensiva delle carcasse, si implementerebbero misure di biosicurezza nelle aziende agricole (con la posa di doppie recinzioni attorno agli allevamenti), fino ad arrivare alla posa di vere e proprie barriere fisiche per evitare lo spostamento delle popolazioni di cinghiali.

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