Joe Mansueto, 65 anni, cresciuto in Indiana, padre originario di Monte Falcone, vicino a Benevento, mamma irlandese, ha fatto fortuna a Chicago. Dal 2019 è proprietario dei Chicago Fire, da poco più di un mese è il nuovo presidente del FC Lugano. Si è lasciato contagiare dalla passione per il calcio vedendo giocare i suoi figli all’High School, ammette di non essere un “soccer guy”, ma un vero businessman. Per Forbes il suo patrimonio è di 5,9 miliardi di dollari. Un successo raggiunto grazie alla società di consulenze e intermediazione Morningstar e da investimenti immobiliari come lo storico Waldorf Astoria Hotel a Chicago o l’iconico Wrigley Building, dove ci riceve per l’intervista concessa alla RSI. Eccone ampi stralci.
D. Mr. Mansueto perché Lugano? Perché un imprenditore americano si interessa a una squadra svizzera?
Joe Mansueto: “Quando due anni fa ho comprato i Chicago Fire mi convinsi subito che c’erano grandi vantaggi a possedere più di un club: puoi sfruttare un’unica direzione sportiva, un unico scouting, avere una rosa più flessibile e scambiare giocatori. E quando il nostro direttore sportivo, Georg Heitz, mi ha detto che c’era la possibilità di comprare il Lugano, abbiamo detto “bingo” e tutti i pezzi sono andati al loro posto”.
D.: Aveva mai sentito parlare di Lugano prima?
JM: “Tanto tempo fa. Mio padre era nato in Italia e io ho trascorso qualche giorno di ferie sul Lago di Garda, da parenti, e sono passato vicino a Como, e dunque a Lugano”.
D.: Ha detto che da subito volevate acquisire un club, ne avete cercati altri prima del Lugano?
JM: “Abbiamo vagliato diverse opzioni, le abbiamo studiate ed esaminate e pensiamo che il Lugano sia la migliore. Non abbiamo mai preso sul serio nessun altro club. Ma avevamo osservato altri club nel mondo”.
D.: Lugano è stata una “seconda scelta”?
JM: “No, era la prima scelta. Gli altri club li abbiamo esaminati, abbiamo fatto delle diligence, ma Lugano è stata l’unica società che abbiamo realmente preso in considerazione.”
D.: Perché Lugano era la migliore?
JM: “Per molte ragioni. Lugano è una splendida città nel cuore della Svizzera e poi conosciamo la Super League svizzera. Una realtà stabile, nel centro dell’Europa e poi credo che Lugano abbia un enorme potenziale. Ed era pure disponibile”.
D.: L’acquisto dei Chicago Fire è stato stimato sui 400 milioni di dollari, quanto avete investito nel FC Lugano?
JM: “Per ragioni di discrezione, siamo un’impresa privata, il prezzo lo teniamo per noi. Abbiamo comunque intenzione di investire, immettere capitale per far crescere la società e permetterle di avere i giocatori e le infrastrutture necessarie”
D.: A proposito di infrastrutture, a novembre a Lugano si vota per lo stadio…
JM: “Lo sappiamo. E siamo ottimisti che la gente sosterrà il processo. È importante e significativo per la città”.
D.: Cosa accadrebbe se il progetto venisse bocciato in votazione? (N.d.R.: Per la Lega il Lugano dovrebbe andare in Challange League)
JM: “Non abbiamo un piano B. Preferiamo non interferire nel processo democratico, ma siamo ottimisti e fiduciosi che il progetto verrà accolto. Credo sia inutile speculare oggi.”
D.: Lei è un uomo di affari, in concreto che affari intende fare con il Lugano?
JM: “L’affare più grande sono i vantaggi sportivi. I Chicago Fire e il FC Lugano si rafforzano a vicenda. Sarà possibile un unico General Manager, un unico dipartimento scouting… ci sono delle sinergie e dei vantaggi finanziari ma non solo…”
D.: …a cosa si riferisce, allo scambio di giocatori?
JM: “Non solo. Non è solo un investimento finanziario. Vogliamo capire cosa possiamo fare per creare un'organizzazione di calcio di livello mondiale, e crediamo che avere due club renda entrambi più forti, competitivi che rimanendo da soli.”
D.: Però dopo due anni di investimento i risultati dei suoi Chicago Fire sono stati… poco fortunati, decisamente deludenti.
JM: “Quello di Chicago è un cantiere non ancora finito, non abbiamo raggiunto i risultati che volevamo ma penso stiamo andando nella giusta direzione. Ci siamo chiesti se attendere di vincere qui, magari anche solo una MLS Cup, prima di investire a livello internazionale e ci siamo convinti che vale la pena muoversi subito e crescere in parallelo.”
D.: Ma due squadre deboli non aiutano a farne una forte…
JM: “Penso che arriveremo più velocemente dove vogliamo negli Stati Uniti con il Lugano che senza. E viceversa. Penso che i Chicago Fire e il Lugano abbiano più possibilità di raggiungere la vittoria in campionato insieme che stando da soli.”
D.: Chi sarà la prima squadra? Lugano è visto come un “farm team”?
JM: “Chicago e Lugano sono entrambe sullo stesso livello. Non ci sono gerarchia, senza favoritismi. Come si dice “vogliamo bene a ogni figlio in egual misura”…”
D.: I tifosi a Chicago sono delusi, i risultati languono… quelli bianconeri devono preoccuparsi?
JM: “Io credo che i tifosi vedano i molti investimenti fatti. Abbiamo spostato il terreno da gioco dalla periferia a uno stadio cittadino storico. Hanno visto gli investimenti fatti nella rosa… (N.d.R. i Chicago Fire hanno il terzo monte ingaggi della MLS). Certo, i risultati finora non sono stati quelli sperati, ma noi continuiamo a spingere e li raggiungeremo. E ancora, secondo me, con il Lugano li raggiungeremo più velocemente”.
D.: L’accusano di non essere un uomo di calcio e di non capirci molto…
JM: “La mia carriera professionale non è stata nel calcio, ma più nella creazione di imprese, nell’organizzazione del business e nello sviluppo dei talenti, e credo che tutto questo possa essere applicato a una società di calcio”.
D.: …i tifosi dicono che abbia scelto gli uomini sbagliati.
JM: “Quando abbiamo acquistato i Chicago Fire abbiamo cercato un direttore sportivo, ne abbiamo vagliati diversi, e Georg Heitz (N..d.R.: alla testa del Basilea dal 2009 al 2017) è risultato il migliore. Se guardate a quello che ha fatto nel Basilea è davvero impressionante: ha una grande abilità e un occhio per il talento, ha scoperto giocatori come Salah, Shaqiri, Rakitic…”
D.: Gli ex rossoblu del Basilea sono una figura costante a Chicago (Heitz, Wicki…) e a Lugano (Blaser, Peltzer…). Quel Basilea è un modello?
JM: “Dovrei lasciar rispondere Georg… Ma visti i successi dico di “sì”, è un modello. Certo ci vuole umiltà, ma per il gioco, la valorizzazione dei talenti, per l’organizzazione… è certamente un club da prendere come esempio.”
D.: Un modello vincente… i tifosi del Lugano possono sognare?
JM: “Posso promettere che giocheremo un calcio “very exciting”. Sarà un calcio molto divertente. Sono molto competitivo, vedranno investire nella squadra e penso che ci vedranno migliorare la squadra continuamente. Spingerò e farò il possibile per rendere il club più forte, non ho intenzione di sedermi e rilassarmi…”
D.: L’ultimo titolo del Lugano è datato 1949, l’ultima Coppa 1993…
JM: “Siamo realisti: l’obiettivo a lungo termine è quello di vincere titoli. Sappiamo di non avere il budget di altri club del campionato, ma l’idea è di migliorare Forse, a breve termine, la Coppa Svizzera è un obiettivo più raggiungibile, ma noi vogliamo essere competitivi, solidi, costanti. È passato tanto tempo dall’ultimo titolo del Lugano, ma l’obiettivo è quello. A lungo termine ma è quello e vediamo quanto ci metteremo.”
D.: “Difficile fare il Presidente a distanza. Intende andare in Svizzera?
JM.: “Sto pianificando il viaggio, tra un mese andrò a Lugano, non appena finirà il campionato americano. Ma sono anche sicuro che a Lugano ci sono tutto le capacità per far funzionare il club, non c’è bisogno di “quello di Chicago”.”