Le trasformazioni del “Mare Nostrum”, le tensioni nel Vicino Oriente, ma anche e soprattutto lo sguardo al disfacimento afghano e all’immane sofferenza della sua gente. Il tradizionale appuntamento promosso dall’USI di Lugano – il MEM, summit estivo su Medio Oriente e Mediterraneo – coincide con il momento di massima attenzione ai destini dell’Afghanistan e del suo popolo, come non succedeva dal 2001.
“La caduta di Kabul significa un cambiamento di strategia degli Americani nei confronti degli Alleati” dice alla RSI il professor Gilles Kepel, uno dei massimi esperti al mondo di islam e terrorismo, deus ex machina del MEM e direttore della sua “Freethinking Platform”.
La ritirata USA dal Paese – aggiunge il professore– “fa piacere a tutti i jihadisti e militanti dell’islam politico del pianeta, perché il gigante americano ha messo un ginocchio a terra”.
L’Afghanistan non si affaccia direttamente sul Mediterraneo e resta appena al di là di quello che consideriamo il Medio Oriente. Ma le devastanti ripercussioni del ritorno al potere dell’estremismo fanatista dei talebani si riverberano fino alle nostre latitudini. E rimescolano le carte dell’inquieto scacchiere mediorientale, in nome di alleanze e conflitti trasversali tra potenze regionali in cerca di affermazione e legittimità, a partire dalla Turchia di Erdogan.
I giovani e i cambiamenti geopolitici
Di questo e di molto altro stanno discutendo da sabato scorso una trentina di giovani “change maker”, agenti del cambiamento arrivati a Lugano da tutta la regione.
Giovani protagonisti da sabato scorso
Come Eman Al Hajji, 27 anni, dottoranda dell’Università dell’Arabia Saudita che studia le modalità di stoccaggio dell’energia verde, lei che vive nel più petrolifero dei Paesi mediorientali. Oppure Nitsan Inbar Tal, avvocatessa israeliana che poco più di un mese fa ha deciso di non voler più rappresentare lo Stato Ebraico davanti alla Corte Suprema. “Era contro la mia etica e i miei valori, ho deciso di cambiare” dice alla RSI a margine della terza giornata di seminario. Ora lavora per una società di energie rinnovabili, che in Israele, un Paese – come ha spiegato sabato scorso Gilles Kepel nella sua lectio magistralis d’apertura – svolge un ruolo decisivo nelle tecnologie rinnovabili potenzialmente a disposizione dell’intera regione.
I conflitti di ieri, le tensioni di oggi, le incertezze di domani, filtrate dal prisma del pragmatismo di questi giovani, protagonisti di un modo innovativo di immaginare il Medio Oriente. Come il ticinese Matteo Boffa, da Magliaso ad Abu Dhabi, dove nel 2016 ha venduto la sua prima impresa per poi dedicare tempo e denaro a investire nei progetti più avanzati. A 31 anni, non è solo un giovane imprenditore, ma anche il presidente del Swiss Business Council”, la Camera di commercio della Svizzera negli Emirati Arabi Uniti.
Ignazio Cassis al MEM
Oggi, martedì 24 agosto, il MEM entra nel vivo con l’intervento nell’Aula Magna dell’USI del Consigliere federale Ignazio Cassis (tante le domande sul ruolo della Svizzera nella crisi afghana, sull’accoglienza dei rifugiati, sull’impegno finanziario della Confederazione a sostegno delle famiglie vulnerabili che non riescono per ora ad abbandonare l’Afghanistan).
Al suo fianco ci sarà Sayyid Badr bin Hamad bin Hamood Al Busaidi, ministro degli Esteri dell’Oman, Paese del Golfo che ha svolto una mediazione indispensabile del conflitto in Yemen – ampiamente dimenticato dai media. Da una guerra all’altra, guardando al futuro della regione ma anche al suo presente tormentato che chiama in gioco le grandi potenze (Arabia Saudita e Iran su tutti) in un totale rimescolamento di alleanze e di opportunismi strategici sfruttando rivalità storiche.
MEM, intervista a Gilles Kepel
Telegiornale 24.08.2021, 22:00