Ticino e Grigioni

“Non è un tabù, ma non se ne parla abbastanza”

Il lutto perinatale oggi raccontato dalle ostetriche – Rispetto agli anni ’90, anche in Svizzera le pratiche sono cambiate

  • 3 febbraio 2023, 20:54
  • 20 novembre 2024, 12:01
05:30

L'intervista integrale di Laura Dick ad Annalisa Ruzittu

RSI Info 03.02.2023, 19:00

  • TiPress
Di: L.D./G.O./SEIDISERA 

Perdere un bambino prima del parto o nelle settimane successive alla nascita è un evento traumatico. È abbastanza frequente nei primi mesi di gravidanza (si parla di una gravidanza su quattro), lo è di meno una volta superato il primo trimestre.

Durante l’elaborazione della perdita, i genitori possono fare affidamento su diversi professionisti: i ginecologi, psicologi, sessuologi, e, figura sempre più importante, la levatrice. “Non dico che sia un tabù al giorno d'oggi”, commenta Annalisa Ruzittu, ostetrica e coordinatrice infermieristica del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’EOC. “Forse però non se ne parla abbastanza. È un evento talmente forte, emotivamente difficile da affrontare, che anche chi sta vicino alla coppia non sa come sostenerla. Si vorrebbe fare qualcosa ma si è un po’ frenati dalla paura. Negli anni mi sono resa conto che non serve dire molto: l’importante è essere presenti, far sentire che capiamo la loro sofferenza”.

La prassi è cambiata

Se oggi alle mamme e ai papà viene concesso di abbracciare e prendere commiato dai corpicini, fino agli anni '90 in Svizzera non accadeva così. Negli ospedali si preferiva non mostrare i figli morti ai genitori. Si pensava di agire a fin di bene, ma per alcune persone questa mancanza pesa ancora oggi. Anna Margareta Neff dirige il centro di competenza per il lutto perinatale Kindsverlust.ch. Ancora a decenni di distanza riceve e-mail, lettere e telefonate toccanti. “Si rivolgono ancora a noi anche donne anziane che non hanno potuto dare un ultimo saluto al loro figlio”, spiega, “che non sanno che ne è stato del corpo, e che vorrebbero riuscire a chiudere in pace questo capitolo.”

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Affrontare il lutto durante la gravidanza

SEIDISERA 03.02.2023, 19:45

  • TiPress

“È importante chiudere un cerchio”, dice Annalisa Ruzittu. “Spesso i genitori hanno timore di vedere, però poi in realtà quando vedono il proprio figlio, lo guardano con l'occhio dell'amore. Come quando si perde un familiare e bisogna andare a vedere la salma”. Ci vuole comunque tempo per superare questo lutto. “Noi li rivediamo di solito qui in ospedale quando arrivano con una nuova gravidanza”, aggiunge, “ma il tempo non è sufficiente e vivono quindi anche la gravidanza successiva con tante paure”. La cosa migliore, secondo l’ostetrica, è il supporto di altri genitori che hanno passato situazioni simili.

Una sofferenza condivisa da tutti

“Un pensiero penso sia importante rivolgerlo anche agli operatori sanitari e alle levatrici”, conclude Annalisa Ruzittu. “Sicuramente il dolore più importante è quello dei genitori. Però anche per chi come operatore sanitario vive una situazione di questo tipo è sempre difficile. Devi prepararti, devi tenere da parte le tue emozioni e quindi è importante che il team sostenga la levatrice che quel giorno dovrà affrontare questa cosa”.

L’aborto spontaneo nei primi mesi

Anche chi subisce una perdita nei primi mesi di gravidanza può e deve essere sostenuto. Statisticamente, si parla in media di una donna su quattro, ma varia poi a seconda della fascia d'età. Nel centro di fertilità dell'EOC vengono seguiti i casi di poliabortività, ovvero le donne che subiscono più aborti. Per un sostegno psicologico vengono indirizzate a degli psicoterapeuti specializzati. La rete prevede che ce ne sia uno per regione, in modo da coprire un po' tutto il territorio ticinese.

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SEIDISERA del 27.12.2022 Il servizio di Camilla Luzzani

RSI Info 03.02.2023, 18:50

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