L’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha accolto le dimissioni con effetto immediato del presidente del tribunale penale cantonale Mauro Ermani. La richiesta del giudice era sul tavolo del gremio da inizio anno, chiedendo per motivi di salute e per il buon funzionamento del tribunale di essere esonerato subito e non dopo i sei mesi previsti dal contratto.
Serviva una decisione urgente, per favorire l’ingresso di almeno un nuovo giudice in un tribunale che numericamente è ridotto all’osso. Al momento restano infatti operativi solo due giudici su cinque a causa dei due destituiti un mese fa.
L’urgenza non doveva però essere sinonimo di avventatezza. In particolare, l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio voleva essere certo che, se avesse autorizzato le dimissioni immediate di Ermani, non vi sarebbe stata alcuna conseguenza sul procedimento disciplinare aperto negli scorsi mesi a suo carico dal Consiglio della magistratura.
Sul tavolo, dunque, da un lato c’era il rispetto dovuto a chi getta la spugna per motivi di salute, dall’altro la volontà di non fungere da ago della bilancia nel procedimento per presunti comportamenti inappropriati. Esiste una norma secondo la quale, nel momento in cui un magistrato rassegna le dimissioni, cadono automaticamente i procedimenti sanzionatori a suo carico. E l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio l’ha voluta chiarire.
Il documento, giunti negli scorsi giorni, conferma che il procedimento è stato sospeso e lasciare o meno i sei mesi di disdetta non avrebbe influito in alcun modo. Da lì la decisione dei nove membri dell’Ufficio presidenziale presa “negli interessi del buon funzionamento della giustizia ticinese”, che ora può avviare la procedura di nomina di un nuovo giudice.
Il caos in seno al Tribunale penale cantonale
La vertenza all’interno del Tribunale penale cantonale era venuta alla luce in aprile, quando si era saputo che due segnalazioni interne, una sul presidente Mauro Ermani e l’altra sui magistrati Francesca Verda Chiocchetti e Siro Quadri, erano finite sul tavolo del Consiglio della magistratura.
Quadri e Verda Chiocchetti avevano poi querelato il collega, accusandolo di pornografia per delle immagini inviate in una chat di WhatsApp. Il procuratore pubblico grigionese Franco Passini, nominato dal Consiglio di Stato per occuparsi della vicenda, era giunto alla conclusione in settembre che il reato non sussisteva. Passini aveva poi pure stabilito - a inizio ottobre - che “non sussistevano i presupposti dei reati ipotizzati di lesioni all’onore” nella segnalazione inoltrata in questo caso contro Verda Chiocchetti e Quadri dagli altri tre magistrati coinvolti, che oltre a Ermani erano i giudici Marco Villa e Amos Pagnamenta.
Infine, il 12 dicembre, il Consiglio della magistratura aveva deciso di destituire Verda Chiocchetti e Quadri “per avere gravemente violato i loro doveri di magistrato denunciando per pornografia il presidente del Tribunale“. Un reato - si legge in un comunicato diffuso giovedì - “che sapevano non sussistere”. I due interessati si sono opposti alla destituzione. Un procedimento disciplinare nei confronti di Ermani era ancora in corso
Iter sostituzione Ermani
SEIDISERA 08.01.2025, 18:00
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