Per Nietzsche la figura di Wagner fu una vera ossessione. Stregato dal fascino del compositore, lo stimato filosofo e filologo al principio si pose quasi al suo servizio, indicando in lui l’erede del teatro greco classico, la sintesi di apollineo e dionisiaco – e Wagner ne approfittò. Quella che fu un’amicizia fraterna, divenne poi un’inimicizia personale e intellettuale spinta fino all’insulto: il filosofo sconfessò i propri scritti precedenti, e identificò in Wagner il peggio della Germania dei suoi tempi, sotto ogni aspetto, artistico, intellettuale e politico. Ancora negli ultimi frammenti filosofici, e perfino negli estremi biglietti della follia, Nietzsche ritorna continuamente su Wagner: l’epilogo della vicenda è forse il biglietto delirante in cui il filosofo, firmandosi Dioniso, scrive “Arianna, ti amo” a Cosima Wagner, moglie dell’amico di un tempo. Di Wagner e dell’ossessione nietzscheana parliamo con due musicologhe, Gaia Varon, spesso voce di Rete Due, e Bianca de Mario, ricercatrice all’Università Statale di Milano.
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