Colpo di scena

Testa matta ride. La vita di Syd Barrett, il diamante pazzo dei Pink Floyd

Originale radiofonico di Giorgio Ginex

  • 23 settembre, 13:30
Testa matta ride
  • Fotografia di Colin Prime, per gentile concessione di Nick Mason Collection, 1967.

Da lunedì 23 settembre a lunedì 7 ottobre 2024 ore 20:00

Con Dario Sansalone, Giuseppe Palasciano, Jasmin Mattei, Tatiana Winteler, Simone Ganser, Luca Maciacchini, Alberto Onofrietti, Riccardo Buffonini, Jacopo Sarno, Martina Tamburello; Edoardo Lomazzi, Matteo Carassini, Margherita Saltamacchia
Musiche originali composte ed eseguite da: Giacomo Carini
Presa del suono, sonorizzazione ed editing: Yuri Ruspini
Regia: Giorgio Ginex
Produzione: Francesca Giorzi

Riascolta qui "Testa matta ride "

  • Testa matta ride (1./11)

    Colpo di scena 23.09.2024, 13:30

  • Testa matta ride (2./11)

    Colpo di scena 23.09.2024, 13:31

  • Testa matta ride (3./11)

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  • Testa matta ride (4./11)

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  • Testa matta ride (5./11)

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  • Testa matta ride (6./11)

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  • Testa matta ride (10./11)

    Colpo di scena 23.09.2024, 13:39

  • Testa matta ride (11./11)

    Colpo di scena 23.09.2024, 13:40

Se chiedi chi era Syd Barrett, ti diranno che è stato il fondatore e leader dei Pink Floyd, cantante, chitarrista ed autore dei singoli che li hanno fatti conoscere e del loro primo album “The Piper at the Gates of Dawn”, il disco che ha proiettato la band dallo scantinato-sala  prove della casa nel nord di Londra dove Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright e Barrett vivevano ai tempi dei primi (che furono anche gli ultimi) anni di università, fino alle vette del successo commerciale e di critica, influenzando con un nuovo genere psichedelico di matrice britannica musicisti emergenti che avrebbero scritto pagine fondamentali della musica rock pop di fine 900 e oltre. David Bowie, Jimmy Page, Brian Eno, sono solo alcuni dei giganti che hanno dichiarato di dovere tanto al genio di Cambridge che all’età di 14 anni da autentico autodidatta imbracciò la sua prima chitarra in compagnia del grande amico, e poi sostituto, David Gilmour esplorando nuovi modi di concepire la musica bianca partendo dalle immancabili radici blues. Se chiedi chi era Syd Barrett ti diranno che ad un certo punto è stato allontanato dagli stessi compagni di band per l’ ingestibilità dovuta all’uso di LSD che lo ha portato ad una condizione di follia senza via di ritorno. Se chiedi chi era Syd Barrett alcuni (i più autentici estimatori) ti diranno che era dotato di un promettente talento per la pittura che è stata sua compagna per tutta la vita, anche dopo il suo addio alla musica. Fino a qui la “versione ufficiale”, quella cara alla stampa e ai media che hanno spesso superficialmente raccontato Syd come un ragazzo ridottosi allo stato vegetale dopo il crollo psicologico attribuibile all’abuso di sostanze psicotrope, ad un precoce depauperamento creativo e alla marginalizzazione decretata dallo show business.

Siamo sicuri che la “versione ufficiale” sia quella più fedele agli accadimenti che portarono Syd, innovatore assoluto, a liberarsi delle vesti di rock star? Tale spoliazione è stata una scelta in buona parte volontaria e consapevole o, al contrario, fu completamente imposta da circostanze non dovute alle intenzioni di uno dei musicisti più influenti della musica “elettrica” che negli anni’ 60 ha plasmato il brano “Vegetable Man” poi riconosciuto come l’embrione del punk, che ha definito gli stilemi della psichedelia, che ha suggellato i canoni melodici dell’alternative rock ?

Ovunque si trovi adesso, Syd, la “Testa Matta”, sa di non essere quello che molti pensano lui sia o sia stato. E ride.   

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