Bourbon Street

Smarrirsi tra gli alpaca

Jazz andino, le infinite vie di uno dei generi più universali

Piano jazz
Di: Sergio De Laurentiis 

Il titolo della puntata non è frutto di allucinazioni o di abusi di sostanze poco lecite. È la pura e semplice citazione del titolo del brano che apre questa edizione di Bourbon Street. Nonostante la presenza del simpatico camelide sudamericano, non ci occuperemo di jazz andino. Le infinite vie di uno dei generi più universali ci conducono in Giappone, dove troviamo un giovane pianista di belle speranze, Sora Ichikawa, che si sta facendo strada nell’affollata scena del suo Paese grazie ad una tecnica impeccabile e un’energia, una creatività fuori dal comune. Dal Giappone ci spostiamo 4000 chilometri ad est, in Thailandia, patria di una batterista, Salin, che pur essendo molto giovane ha già un curriculum piuttosto nutrito e poco usuale, che l’ha portata dall’heavy metal all’afrojazz, passando per soul e funk. Dopo la Thailandia, il viaggio di Bourbon Street farà tappa in una località molto meno esotica, ma decisamente più familiare, Zurigo, domicilio di uno dei musicisti più attivi della scena svizzera degli ultimi vent’anni, il sassofonista e bassista Michael Benedikt (nome d’arte di Florian Egli), che si muove agevolmente tra jazz, blues, soul e pop. Inoltre avremo modo di scoprire l’ultimo disco del vibrafonista francese Simon Moullier, di uno dei più raffinati pianisti dell’ultima generazione, Aaron Parks e di un veterano della sei corde, Peter Bernstein. La puntata si chiuderà con un doveroso omaggio alla figura del grande Quincy Jones, scomparso pochi giorni fa all’età di 91 anni.

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