COLPO DI SCENA
Da lunedì 04 a venerdì 22 aprile 2016 alle 13:30
Con Stefania Graziosi, Federico d’Osio, Luca Sandri, Augusto di Bono, Silvano Piccardi, Alessandro Quasimodo, Massimiliano Zampetti, Riccardo Peroni, Ruggero Dondi, Massimo Loreto, Davide Garbolino, Margherita Coldesina, Cristina Zamboni, Caterina Righenzi, Laura Zeolla, Alessia Vicardi, Cecilia Broggini, Chiara Petruzzelli
Musiche di: Zeno Gabaglio, Andrea Manzoni
Suono: Lara Persia
Assistente alla regia: Flavio Stroppini
Regia: Ugo Leonzio
(Produzione RSI 2011)
Riascolta qui le puntate
Contenuto audio
La tredicesima notte (1./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (2./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (3./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (4./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (5./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (6./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (7./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (8./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (9./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (10./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (11./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (12./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (13./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (14./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
La tredicesima notte (15./15)
Colpo di scena 23.04.2020, 16:00
Proporre una biografia sceneggiata di William Shakespeare scoperchia, di base, una serie di questioni relative a verosimiglianza, realtà o supposizione, da sfiduciare la maggior parte di scrittori e studiosi. Dov’è nato, quando, com’è morto e poi … è davvero esistito? Era uno o molti? Maschio o femmina, vero o falso. Ugo Leonzio: lui può dirci. Con sicurezza … Sicurezza??
La tredicesima notte
note d’autore di Ugo Leonzio
Il problema, per chiunque voglia scrivere su Shakespeare, è questo: come può un essere che non esiste, creare esseri affascinanti e complessi in una variazione che va dal comico al tragico, mischiando questi due gradi dell'emozione con una sapienza e una profondità in grado d’inventare, in 37 commedie e un fulmineo decennio, il teatro e la poesia e una lingua inaudita??
Ma la domanda è anche ... come avrebbe potuto essere diversamente? Per essere davvero Shake-speare e non un blasone letterario bisogna essere molti, vivere molte vite.
Di queste vite shakespeariane non sappiamo nulla. I saggi dei maggiori studiosi del "dolce cigno dell'Avon", come lo definì ironicamente Ben Jonson (che sapeva bene chi era ma si guardò bene di rivelarlo, pena la morte) sono costruiti non sui fatti ma su congetture, ipotesi, suggestioni e speranze. Sono falsi, ingannevoli e assai meno istruttivi del magnifico racconto di Oscar Wilde "Il ritratto di mr W.H". A cominciare dalle date di nascita e di morte, sulle quali regna una sublime ironia....
23 (26?) aprile 1564, nascita a Stratford upon Avon
26 (23?) aprile 1616, morte a Stratford upon Avon
L'unico modo per ascoltare la sua voce e farsi trascinare nel back stage privato, intimo dell'invisibile genio dell'Avon era cadere nella sua opera e mettere in scena e in parole e suoni quello che si riusciva a percepire. Ma era un tentativo difficoltoso, come entrare nel sogno agitato di un dormiente con un altro sogno ancora più agitato ...
Così, malgrado l'ossessione di entrare "dentro" Shake-speare e la sua vita segreta nascosta tra le opere, il grande Will sarebbe continuato ad essere per me l'enigmatico mr. W H dedicatario dei "Sonetti" se, in una mattina piovosa di molti anni fa, non avessi incrociato lo sguardo, in una mostra visitata per caso, con uno dei troppi ritratti apocrifi del drammaturgo di Stratford upon Avon.
Shakespeare, l'uomo che comprava enormi appartamenti per tenerli vuoti, che fece bruciare il teatro di cui era (con) proprietario, che non era in grado di firmare neanche il suo (falso) testamento, del quale non c'è traccia di contratti o di ricevute nei registri della compagnia teatrale che dirigeva, che (forse) scrisse in tre anni il miglior teatro del mondo nella prosa più eccelsa e mai più superata, che usava ventiquattromila parole in "Hamlet", che conosceva Venezia alla perfezione ma credeva che a Milano ci fossero navi e flutti. Un uomo che amava vedere combattere orsi accecati contro mastini feroci, che abitava in un bordello, che frequentava la Corte della Regina Elisabetta che (non era un segreto per lui che ne era stato l'amante) era un androgino, che amava regalare il suo cuore, "vinto a una lotteria", al conte di Southampton o a un giovanissimo attore per cui aveva scritto il ruolo di Giulietta.
La mostra era affollata, fu quando mi avviai all'uscita che lo vidi. Si, lo vidi due volte.
Mr WH, William Shakespeare dai mille nomi si era sdoppiato. Erano due.
Uno se ne stava buono buono nella cornice di un quadro, intitolato "The Sanders Portrait", ritrovato in Canada e considerato sicuramente apocrifo. L'altro, identico al quadro, soltanto più pallido, se ne stava in piedi, vicino all'uscita della Tate Gallery (portraits). Per un tempo, il cuore e i polmoni mi si fermarono, solo gli occhi rimasero a fare la guardia al mondo, poi Will (Shakespeare), sorridendo e senza una parola, mi allungò un copione sdrucito e tutt'altro che immacolato. Il titolo era scritto a penna, "La tredicesima notte". Dovetti ricopiarlo con cura prima di spedirlo alla RSI di Lugano. Francesca Giorzi sapeva cosa farne.