Della stagione settecentesca fu protagonista Carlo Goldoni, autentico "testimone" del moderno, che inseguì lungo percorsi mai battuti, dapprima cercando nel mondo che gli apparteneva - e che del moderno diffidava - la propria vocazione; poi - trovatala nel teatro "comico" - forzando le griglie morali e ideali di una società ancora feudale persino quando era borghese; infine inseguendo il suo sogno lì dove aveva attecchito nella metropoli dei boulevards, disposto a recidere ogni legame con una tradizione diventata soltanto un limite. Carlo Goldoni nasce a Venezia il 25 febbraio 1707. Nell’ottobre 1731 si laurea in legge e intraprende la professione di avvocato, iniziando al tempo stesso a scrivere per il teatro; al 1739 risale la sua prima commedia, Momolo cortesan. Nel ’49 comincia a collaborare con la compagnia di Medebach al Teatro Sant’Angelo. Nella stagione 1750–’51 dà alle stampe il primo volume delle sue commedie. Sciolto il contratto col Medebach, nel 1752 si accorda con Antonio Vendramin per il Teatro San Luca e dà inizio, a Firenze, a una nuova edizione delle sue commedie; una terza edizione uscirà nel ’57, e una quarta nel ’61. L’anno dopo si trasferisce a Parigi, commediografo del Théâtre Italien prima, maestro d’italiano della principessa Adelaide poi, infine pensionato del re. Nel 1787 pubblica i Mémoires; muore il 6 febbraio 1793.
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