La poesia volgare dell’Europa medievale non è fatta di motivi nuovi, ma si presenta con una freschezza tutta sua. L’amore e il fiorire della natura, la lontananza, la malinconia: sono i temi del canto. Ab la douzor du temps novel di Guglielmo IX, Can vei la laureta di Bernart de Ventadorn, l’«amore di lontano» di Jaufré Rudel, le canzoni di Guiraut de Bornelh, Folchetto di Marsiglia e Arnaut Daniel, «il miglior fabbro del parlar materno»: i Provenzali passano poi il timone agli italiani, alla Scuola Siciliana e soprattutto ai poeti del «cor gentil», del Dolce Stil Nuovo, Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia. Dante, che è stato uno di loro, ne costruirà il canone nel De vulgari eloquentia e ne farà grande poesia nella Commedia.
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