I romanzi arturiani di Chrétien e di Thomas trovarono terreno fertile in Germania, dove Hartmann von Aue, Gottfried von Strassburg e Wolfram von Eschenbach rielaborarono splendidamente le storie di Iwein, Tristano e Isotta, e Parzival. In Inghilterra un poemetto anonimo in versi allitterativi del tardo Trecento, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, spicca per il suo senso della mimesi, del meraviglioso e del mistero. Una metamorfosi ancora più grande attendeva il romanzo: la trasformazione in prosa e l’arricchimento delle sue trame in intrecci «a merletto». Il risultato finale fu il cosiddetto «Ciclo vulgato del romanzo arturiano», un’immensa raccolta di tutte quelle che Dante chiamava «le bellissime ambage del re Artù». Nel giorno fatale, i suoi Paolo e Francesca leggono «per diletto» proprio «di Lancialotto, come amor lo strinse». Infine, in pieno Quattrocento, Thomas Malory diede architettura e partizioni lineari a tutte le vicende arturiane con la sua Morte d’Arthur, capolavoro della prosa inglese.
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