"Nel campo della musica" di Marco Santoro, Meltemi (dettaglio di copertina)
La Recensione

“Nel campo della musica”

Spazi, generi, politiche

  • meltemieditore.it
  • 10.9.2024
  • 19 min
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Di: Paolo Prato

Il libro di Marco Santoro, Ordinario di Sociologia all’Università di Bologna, è un importante contributo alla conoscenza dei rapporti fra musica, istituzioni, stratificazione del gusto, classi sociali e quanto di più rientra di diritto nelle competenze della sociologia della musica. Disciplina dalle alterne fortune ma pur sempre ai margini del mondo accademico, snobbata tanto dai musicologi quanto dai sociologi e – negli ultimi decenni – ancora più oscurata dall’esplosione dei cultural studies che hanno monopolizzato o quasi la riflessione sugli aspetti socioculturali della musica. Santoro rimette le cose a posto restituendo dignità a un punto di vista imprescindibile per esaminare pratiche e consumi musicali al centro di una rete di relazioni che coinvolgono temi centrali come il potere, l’istruzione, le diseguaglianze, il lavoro, l’identità, la globalizzazione a partire dai significati costruiti attorno a dette pratiche e consumi. Nel campo della musica (Meltemi) consta di quattro ponderosi casi di studio dedicati all’opera, al jazz, alla canzone d’autore e alla città di Bologna, introdotti da un’ampia riflessione sui generi, le abitudini di ascolto, la festivalizzazione della musica e i suoi poteri che interessano 40 milioni di italiani (coloro che l’ascoltano, da un’indagine ISTAT). Il libro - oltre 300 pagine – contiene anche un prologo di stretta attualità, che muove dal recente concerto di Paolo Conte alla Scala per offrire nuove prospettive sui livelli di cultura e la legittimazione di prodotti “bassi” in ambito “colto”. Il titolo non è scelto a caso: il termine “campo” non è banalmente sinonimo di “ambito” o “settore” musicale, bensì rimanda a una nozione che circola da tempo nella sociologia della cultura (Bourdieu anzitutto) grazie a cui è stato possibile rivedere alcune certezze radicate nel canone disciplinare. Combinando ricerca empirica e riflessione teorica, Santoro rivendica il diritto della sociologia a parlare di musica mostrandosi perfettamente a suo agio con linguaggio, metodi e prospettive sia della storiografia musicale sia dei popular music studies su cui innesta – ça va sans dire – un sapere sociologico oramai ultracentenario, per quanto si continui a considerare “giovane” una disciplina (la sociologia della musica) che ha avuto solo l’infausta sorte di vivacchiare lanciando proclami inascoltati o, nella migliore delle ipotesi, raccolti e distillati dal giornalismo musicale.

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