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La Recensione

(R)Evolution

Il nuovo album di Elisabetta Antonini e Alessandro Contini

  • © Paolo Prato
  • Ieri
  • 23 min
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Di: Paolo Prato 

L’unione personale e artistica di due musicisti attivi da tempo nella variegata scena che abbraccia jazz, pop, elettronica e altri sconfinamenti produce un lavoro intenso, curato nei minimi dettagli e profondo nelle sue intenzioni, intrecciando stimoli provenienti da più ambiti artistici. R)Evolution (Music Vox) è ispirato alla poetica “rEvoluzionaria” di figure come l’attivista afrobeat Fela Kuti, il fotografo Sebastiao Salgado, i poeti/letterati Dino Buzzati e Charles Bukowski, il cantante David Sylvian e la coreografa Pina Bausch, «rivoluzionari – affermano Antonini e Contini - che attraverso la loro arte, propulsiva, salvifica e sovversiva hanno permesso di Evolvere attraverso una Rivoluzione». Alle voci dei due leader, che firmano anche musiche e arrangiamenti, si affiancano Michele Rabbia alla batteria, Alessandro Gwis al pianoforte e – ospite speciale - il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, un protagonista del panorama jazzistico nordeuropeo degli ultimi 30 anni. I testi, in lingua inglese, sono del sassofonista statunitense Michael Rosen, da tempo residente in Italia. Rispetto alle tendenze mainstream che favoriscono un ascolto frammentato, tipico di quella che Emanuele Bevilacqua in Attenzione e potere ha chiamato “l’era della distrazione di massa”, il disco va in direzione ostinata e contraria nel recuperare il format del concept album – cifra distintiva, peraltro, della poetica di Elisabetta Antonini – e lancia una sfida all’ascoltatore a cui richiede un approccio attivo e concentrato, il solo che possa produrre senso e orientare la scelta del “consumatore” verso una boutique di lusso piuttosto che un grande magazzino.

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